Una vita sconosciuta tra trasgressioni e tradimenti: il romanzo di Crocifisso Dentello

Una vita sconosciuta tra trasgressioni e tradimenti: il romanzo di Crocifisso Dentello
di Renato Minore
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Lunedì 27 Marzo 2017, 20:52 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 14:58
Capita che, “in quella notte maledetta”, Ernesto, disoccupato cinquantenne milanese, trovi a casa la moglie morta, fulminata da un ictus sul divano, davanti al televisore a volume basso, “rigida, sospesa in un gesto inerte e impudico”. Lui è reduce da una “escursione”notturna, uno dei suoi frequenti incontri omosessuali di cui lei non ha mai saputo nulla. E così l’ultimo giorno dell’esistenza di lei è anche l’avvio di una nuova dolorosa coscienza. Per lui, un vinto dei nostri giorni, divorato dai fantasmi di una vita ormai sempre più insostenibile.

Con la lucidità un po’ allucinata di chi sente crescere il senso di colpa e deve comprenderlo orientandosi nell’atonia e nel dolore, Ernesto un po’ racconta e un po’ commenta la sua “vita sconosciuta” con affilata precisione che ragiona e si spiega. Procede zigzagando attraverso l’affiorare dei ricordi che fanno luce sulla vita di una coppia, distesa in trenta anni di convivenza. Il romanzo“ La vita sconosciuta” da forma a quei ricordi. Ne è il resoconto opaco, perturbante, proprio claustrofobico perché stretto e soffocato è il condotto mentale e psicologico che li contiene e li trascina sulla china della narrazione, in un continuo flashback.

La lama affilata della scrittura di Crocifisso Dentello, trentanovenne brianzolo di origine meridionale, s’affonda impietosamente in una storia coniugale, fatta di un’iniziale complicità ideologica, coltivata nell’Italia della violenza anche terroristica degli anni di piombo. La storia di una coppia, “articoli fallati nel campionario della gioventù” che coltiva “l’odio nell’illusione di cambiare il mondo”, ma alla fine cambia “solo le nostre esistenze, dirottandole in un precipizio”. E il precipizio è ancora una vicenda di segreti taciuti o rimossi, del perdersi quotidiano nella marginalità, nella buia vita metropolitana dove non c’è luce alcuna, ma solo menzogne, abbrutimento, colpe e rimorsi che dilaniano, macerie che si aggiungono a macerie. Una storia in cui la passione politica e la passione coniugale s’inceneriscono attraverso il racconto disperato che ne fa Ernesto con la sua vita segreta e trasgressiva, celata (ed anche alimentata) sotto il manto della sopraggiunta infelicità e incomunicabilità famigliare.

Non è scrittore consolante Dentello. Il suo Ernesto può dar fastidio, può suscitare pietà, ma può essere anche insopportabile, estremo, una stampella anche un po’ stereotipata cui è stato appeso l’abito del rivoluzionario traditore e tradito, la maschera un po’ enfatizzata dello spacciatore del proprio fallimento esistenziale. Questo suo secondo romanzo rivela lo stesso tratto duro e acuminato, anche se con un di più di artificiosità nella costruzione che forse avrebbe avuto bisogno di maggior controllo, di essere prosciugata negli eccessi. E comunque ancora più urticante del primo, “Finché dura la colpa”, che diede voce due anni fa allo scrittore. Fino a quel momento conosciuto come un volto dei”social”, ben delineato, dai tratti forti e immediatamente percettibili, lettore di tutto, polemico e incalzante, giudizi e passioni divoranti. E “devoto ai libri”, capace di viverli come un’esperienza travolgente ed estrema, senza mediazioni. Un continuo corpo a corpo, e non soltanto con i libri. Che continua.

Crocifisso Dentello
La vita sconosciuta
La nave di Teseo
120 pagine 16 euro
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