Camilleri, il mistero del nuovo libro scritto solo per gli amici

Camilleri, il mistero del nuovo libro scritto solo per gli amici
di Carlo Ottaviano
3 Minuti di Lettura
Sabato 4 Novembre 2017, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 19:56
Chissà se almeno Salvo Montalbano, commissario di polizia a Vigata, riuscirà a svelare il mistero? Il problema è che il giallo da risolvere, stavolta, non è tra le righe di un romanzo di Andrea Camilleri, ma è lo stesso romanzo. Che nei giorni scorsi è arrivato a 1500 amici dell'anziano autore siciliano: giornalisti, critici letterari, editori, altri scrittori, docenti universitari, attori, registi, addirittura vecchi compagni di liceo. Non una copia - la prova della pistola fumante viene però fuori, in un gioco di società dove tutti si sentono vincolati alla fedeltà e alla sottile soddisfazione di trovarsi nel novero ristretto degli amici dello scrittore. C'è addirittura chi ha pubblicato su Facebook la foto della copertina del libro, salvo cancellarla poche ore dopo.

PARTICOLARITÀ
Le prime copie di Parla, ti ascolto - questo il titolo - sono apparse il giorno del novantaduesimo compleanno di Camilleri, il 6 settembre. Poi, pian piano, sono iniziate ad arrivare casa per casa con un biglietto vergato di pugno dallo scrittore: «Ho il piacere di farti avere questo libro che vorrei leggessero solo i miei amici». Una scelta precisa, quindi; un invito con quel «solo i miei amici» - garbatamente sottinteso a non prestarlo, a non parlarne, e anzi a custodirlo gelosamente. Una discesa nella clandestinità per lo scrittore più venduto in Italia (oltre 30 milioni di copie), il più tradotto all'estero (120 lingue), il più prolifico (103 romanzi), conosciuto da tutti grazie anche allo straordinario successo televisivo del suo Commissario Montalbano. Essendo anche lo scrittore più citato e intervistato dai giornali italiani, tanto di cappello per essere riuscito a custodire fino a oggi il segreto del nuovo romanzo. Chi l'ha letto ha confessato di averlo fatto tutto d'un fiato e ne ha apprezzato la pulizia di un testo privo di giochi linguistici e del dialetto d'invenzione tanto caro a chi ama Catarella & Co.

L'edizione in proprio è quasi una rivincita sulle origini: nel 1978, non trovando nessuno disposto a puntare su di lui, Camilleri pubblicò a sue spese Il corso delle cose. Oggi qualunque editore italiano farebbe carte false per annoverarlo tra i propri autori. Sellerio, Mondadori, Rizzoli, Giunti, Chiarelettere: chiunque l'abbia fin qui pubblicato ha riscosso grandi soddisfazioni economiche, come del resto lo stesso scrittore. E invece lui ha deciso di fare da sè, stampando il volume a Milano da Campi 1898, rinunciando a una sicuramente enorme cifra di diritti d'autore.

TEMA
Perché? Forse è la prima risposta per l'argomento del romanzo. Scabrosissimo, duro, al limite ma nella letteratura e nell'arte non ce ne è del lecito. È la torbida storia del cardiologo romano Barreca, marito della bella Giulia, che vive il tormento di una insana passione per la piccola Elena, una vicina di casa di quattro anni. Pensieri orribili, lo sa bene, tanto da confidare la morbosa coazione a padre Giacomo, un giovane sacerdote. Fin qui sembra uno dei migliori e più cupi Simenon, del quale Camilleri è grande estimatore.

O forse, leggendolo, si potrebbero scoprire rimandi alla letteratura russa, ai demoni meschini come quelli di Fedor Sologub, o ai temi della salvezza attraverso la sofferenza di Delitto e Castigo di Dostoevskij. Chissà?
Comunque c'è il confronto con padre Giacomo che a sua volta, roso dal tormento dell'apparente ineluttabilità del corso degli eventi, chiede aiuto sono tra le pagine più intense - al suo mentore, l'anziano padre Gioacchino. E qui si potrebbe abbozzare un'altra teoria. Questo è il primo testo a sfondo religioso dell'ateo Camilleri. Vorrà dire qualcosa? Sta facendo delle riflessioni sull'aldilà come è pure capitato ad altri importanti intellettuali di sinistra? A rafforzare la teoria c'è il titolo che ricorda un post del marzo 2014, ancora on line. «Se posso cercherò di ascoltarti» aveva scritto Camilleri, presente allora sul social. Tra i commenti alcuni avevano fatto riferimento all'invito all'ascolto lanciato proprio in quei giorni da Papa Francesco.

GIUDIZI
Oppure, molto più banalmente, il grandissimo Camilleri sta solo inscenando l'ennesima caccia al tesoro che però vuole giocare solo con chi decide lui. Perché anche chi ha successo sembra volerci dire ha il diritto di selezionare con chi confrontarsi, con chi condividere tensioni e emozioni, a chi chiedere giudizi senza offrirsi a tutti.