Sessanta spettacoli in 17 giorni e 15 sedi, prime nazionali e assolute, più di 500 artisti di oltre 30 compagnie, da 36 Paesi: questa sera si chiude il sipario sul Festival di Spoleto con un bilancio «oltre ogni aspettativa», spiega la direttrice Monique Veaute, «ci siamo finalmente riallineati ai numeri precovid». E un annuncio per la prossima stagione: «L’opera lirica, che mancava da troppo tempo, è il nostro nuovo traguardo. Ora siamo pronti e l’anno prossimo apriremo la stagione con Pelléas et Mélisande di Claude Debussy». Resteranno le due orchestre in residenza, quella dell’Accademia di Santa Cecilia e la Budapest Festival, mentre Barbara Hannigan, la direttrice d’orchestra di fama mondiale e soprano che ha battezzato un centinaio di “prime” di musica contemporanea, tornerà nel 2024. «Sapevo che fosse un genio, ma gli eventi con lei sono stati straordinari».
IL PREMIO
E questa sera sarà lei, che con i suoi quattro concerti è rivelata la star dei Due Mondi, la protagonista, al fianco del maestro Pappano, del concerto finale in Piazza Duomo, l’appuntamento clou della maratona che ha portato nelle platee disseminate in tutta la città, compresi i nuovi spazi, l’Auditorium della Stella e la Chiesa di Sant’Agata appena restaurata, circa 70mila persone. L’Orchestra di Santa Cecilia si esibirà sotto la direzione del suo direttore musicale alle 19,30 e subito dopo la cerimonia della consegna del Premio Carla Fendi Stem all’astrofisica Marica Branchesi per il contributo alla rilevazione delle onde gravitazionali.
IL GEMELLAGGIO
Il gemellaggio con l’America resterà un punto fermo anche per le prossime edizioni del festival. «Abbiamo avviato un progetto con il festival gemello di Charleston che si concretizzerà nel 2025, ma nel frattempo ci muoveremo anche verso altri mondi», aggiunge Veaute che, a poche ore dalla chiusura, allinea già i ricordi: «L’altra sera con Angélique Kidjo ballavano tutti, i bambini di un anno insieme con gli ottantenni.
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