Oggi concerto di chiusura del festival di Spoleto: festa per i Due Mondi e dall'anno prossimo torna la lirica

Il maestro Antonio Pappano e il soprano Barbara Hannigan
di Simona Antonucci
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Domenica 10 Luglio 2022, 22:18

Sessanta spettacoli in 17 giorni e 15 sedi, prime nazionali e assolute, più di 500 artisti di oltre 30 compagnie, da 36 Paesi: questa sera si chiude il sipario sul Festival di Spoleto con un bilancio «oltre ogni aspettativa», spiega la direttrice Monique Veaute, «ci siamo finalmente riallineati ai numeri precovid». E un annuncio per la prossima stagione: «L’opera lirica, che mancava da troppo tempo, è il nostro nuovo traguardo. Ora siamo pronti e l’anno prossimo apriremo la stagione con Pelléas et Mélisande di Claude Debussy». Resteranno le due orchestre in residenza, quella dell’Accademia di Santa Cecilia e la Budapest Festival, mentre Barbara Hannigan, la direttrice d’orchestra di fama mondiale e soprano che ha battezzato un centinaio di “prime” di musica contemporanea, tornerà nel 2024. «Sapevo che fosse un genio, ma gli eventi con lei sono stati straordinari».

IL PREMIO

E questa sera sarà lei, che con i suoi quattro concerti è rivelata la star dei Due Mondi, la protagonista, al fianco del maestro Pappano, del concerto finale in Piazza Duomo, l’appuntamento clou della maratona che ha portato nelle platee disseminate in tutta la città, compresi i nuovi spazi, l’Auditorium della Stella e la Chiesa di Sant’Agata appena restaurata, circa 70mila persone. L’Orchestra di Santa Cecilia si esibirà sotto la direzione del suo direttore musicale alle 19,30 e subito dopo la cerimonia della consegna del Premio Carla Fendi Stem all’astrofisica Marica Branchesi per il contributo alla rilevazione delle onde gravitazionali. Hannigan per l’evento finale interpreta Knoxville: Summer of 1915 di Samuel Barber, lavoro raramente eseguito, tratto dal romanzo di James Agee A death in the family: storia di un bambino sdraiato nell’erba d’estate, a Knoxville, che guarda il cielo e lascia che i suoi pensieri rincorrano le gioie e i dolori della vita. Le suggestioni d’oltreoceano, che attraversano i Due Mondi, trovano eco anche nella seconda parte del concerto con l’esecuzione della sinfonia “americana” per eccellenza, la Terza di Copland che Pappano definisce «una bellissima celebrazione dell’umanità perché ha la capacità di descrivere gli spazi enormi degli Stati Uniti, ma anche l’aspetto industriale, la macchina da guerra americana». Bernstein la considerava un «monumento americano». «Da ragazzo», aggiunge Pappano, «ho avuto la possibilità di ascoltarla diretta da lui. È la prima volta che lo faccio con la mia orchestra di Santa Cecilia ed è molto bello poterla suonare qui al festival che abbraccia proprio due mondi».

IL GEMELLAGGIO

Il gemellaggio con l’America resterà un punto fermo anche per le prossime edizioni del festival. «Abbiamo avviato un progetto con il festival gemello di Charleston che si concretizzerà nel 2025, ma nel frattempo ci muoveremo anche verso altri mondi», aggiunge Veaute che, a poche ore dalla chiusura, allinea già i ricordi: «L’altra sera con Angélique Kidjo ballavano tutti, i bambini di un anno insieme con gli ottantenni.

Ma anche il lavoro di Ostermeier History of Violence, che è un’opera difficile, fuori dai criteri tradizionali dei festival estivi, è andato benissimo. Sono veramente felice. Anche perché quando scegli degli spettacoli, molto tempo prima, non sai bene come sarà l’allestimento. E invece sono stati tutti applauditi e hanno avuto ottime recensioni. Una soddisfazione per tutti». Intanto fervono i preparativi per stasera a Piazza Duomo. E si aspettano gli ospiti: tra le autorità locali e nazionali, molti responsabili di istituzioni culturali, come Fabrizio Grifasi (direttore di Romaeuropa), Simon Garcia (segretario generale di Villa Medici) e Lucia Ronchetti (direttrice di Biennale Musica). «In piazza c’è la storia… Menotti, un personaggio che ho ammirato tanto», conclude il maestro alla sua terza volta a Spoleto e al secondo anno di residenza artistica della sua orchestra.

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