A Palazzo Barberini tre giorni di studio dedicati alla “Fornarina” di Raffaello

A Palazzo Barberini tre giorni di studio dedicati alla “Fornarina” di Raffaello
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Lunedì 27 Gennaio 2020, 16:19
Raffaello visto da vicino: alle Gallerie Nazionali di arte antica di Palazzo Barberini a Roma tre giorni di studi, indagini e approfondimenti a cura di Alessandro Cosma e Chiara Merucci sulla Fornarina”, prima che il capolavoro lasci la sua sede per la grande mostra che celebra il pittore nel cinquecentenario della morte in programma dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale. Da martedì 28 a giovedì 30 i visitatori avranno l’occasione di osservare gli esperti al lavoro sul capolavoro di Raffaello e scoprire i segreti dell’opera eccezionalmente da vicino. ll primo giorno sarà dedicato a un’acquisizione fotogrammetrica Gigapixel+3D del dipinto, una ripresa ad altissima risoluzione ottenuta tramite l’unione di più macrofotografie di dettagli che consente ingrandimenti con una resa di colori, toni, dettagli, nitidezza e illuminazione non altrimenti raggiungibili. Il modello 3D derivato dalla campagna fotogrammetrica, inoltre, permetterà di mappare la forma dell’oggetto, delle pennellate e delle crettature con una precisione nell’ordine di decine di micron, e potrà essere impiegato sia per il monitoraggio dello stato di conservazione dell’opera, che per la diffusione e valorizzazione dell’immagine di Raffaello.

Il secondo e terzo giorno saranno dedicati a una campagna di scansione macro della Fluorescenza dei raggi X, a cura di "Emmebi diagnostica artistica" e “Ars Mensurae” con degli strumenti messi a punto nell’ambito del Progetto MU.S.A. (Multichannel Scanner for Artworks), in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Università Roma 3, La Sapienza Università di Roma - Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l'Ingegneria. Queste analisi forniscono immagini ad alta risoluzione degli elementi chimici presenti sul dipinto analizzandone i singoli punti. Questa analisi è in grado di offrire inedite possibilità di conoscenza sulla natura dei pigmenti, sulle tecniche pittoriche e sullo stato di conservazione delle opere. 

Secondo la tradizione, la
Fornarina, olio su tavola del 1520, raffigura l’amante e musa ispiratrice di Raffaello: Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere, da cui il soprannome.
Non si ha notizia di chi fosse il committente dell’opera e ciò potrebbe avvalorare l’ipotesi che Raffaello l’abbia dipinta per sé, negli ultimi anni della sua vita. Che si tratti o meno dell’amante di Raffaello, dietro questo volto imperfetto, dai tratti marcati, si nasconde una rappresentazione di Venere. La posa delle mani, una adagiata nel grembo, l’altra sul seno, segue il modello della “Venere pudica” della statuaria classica: un gesto di pudore che tuttavia orienta lo sguardo dell’osservatore proprio su ciò che si vorrebbe nascondere. Simboli della dea dell’amore sono anche il bracciale della donna su cui si legge “Raphael Urbinas”, firma dell’autore e pegno di vincolo amoroso, nonché, sullo sfondo, il cespuglio di mirto e il ramo di melo cotogno, simbolo di fertilità. Il quadro apparteneva già ai primi proprietari del palazzo, gli Sforza di Santafiora, e fu uno dei primi ad essere acquistato dai Barberini.
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