LA SERIE. E già si parla di una serie sui nonni ”cane-e-gatto” scritta su misura dei due attori che, dopo le riprese, si sono scoperti molte affinità e sono diventati amici: «Se c’è Vincenzo, sono pronto a firmare un contratto in bianco», esclama il 60enne Tortora mentre Salemme, 66, conferma: «Anch’io sarei disposto a lavorare in coppia con Max se ci fosse una buona sceneggiatura che, non dimentichiamolo, è il punto di partenza obbligato di qualunque successo». Oggi che, grazie alla rete, i nuovi comici spuntano come funghi, è più difficile far ridere? «Non esiste una formula magica, universale», risponde Salemme, «se hai fatto centro lo capisci dalla reazione del pubblico: quando ride, è andata. Anche la volgarità può funzionare, io ne faccio a meno ma è un ingrediente». E qui entra in gioco il pensiero polticamente corretto che, denunciano molti attori brillanti, si è fatto sempre più pressante e imbavaglia l’ispirazione. «Vorrei sapere chi stabilisce cosa è polticamente corretto: un ente superiore, un’autorità?», insorge Tortora, «l’arte di far ridere, che è un dono innato, e soprattutto la satira non dovrebbero avere limiti». Aggiunge Salemme: «Sentirsi politicamente corretti è sbagliato. Bisognerebbe essere ”culturalmente” corretti. La risata è sempre impertinente. E prima di parlare di come si è trasformata, bisognerebbe ricordare che è cambiato il pubblico: non si accontenta più delle cose già viste o sentite, pretende la novità e la qualità. Guardando La guerra dei nonni gli spettatori si divertiranno senza sentirsi stupidi».
LA COMMEDIA. La commedia è comunque un genere in crisi: lo dimostrano gli incassi che stanno premiando film drammatici come C’è ancora domani, Comandante, Io capitano. «La commedia non è in declino», obietta Salemme, «andrebbe valorizzata, questo sì, gratificandola con i premi che non ha mai avuto e riservaldole investimenti destinati ad esaltare la qualità più della quantità». Né Vincenzo (che sta portanto in tournée Natale in casa Cupiello, il 15 febbraio in programma al Sistina) né Max, che prepara la sua prima regia, sono nonni nella vita. «Non ho avuto bisogno di ispirarmi ai miei avi, mi è bastata la sceneggiatura», sipiega Salemme. E Tortora rivela di non somigliare al suo personaggio: «Una sera avevo ordinato una pizza a domicilio e, siccome non so rispondere al citofono, quando è arrivata sono sceso in mutande. Altro che nonno tecnologico».
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