Loach denuncia la "nuova schiavitù"
e conquista il Festival di Cannes

I protagonisti di "Sorry We Missed You"
di Gloria Satta
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Venerdì 17 Maggio 2019, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 09:37
Ken Loach sbarca a Cannes con un braccio al collo. «Ho litigato con i fascisti», scherza il regista inglese, 82 anni gloriosi e il record (diviso con pochissimi altri colleghi) di aver vinto due volte la Palma d’oro: nel 2006 per Il vento accarezza l’erba e nel 2016 per Io, Daniel Blake. Con il nuovo film Sorry We Missed You che sulla Croisette ha fatto sgorgare lacrime e scatenato applausi a scena aperta, il maestro rischia ora di fare il tris. «Ma il fulime non cade mai dov’è già caduto due volte», sorride Loach, «l’ultimo marxista» del cinema che ancora una volta ha raccontato con l’aiuto del fido sceneggiatore Paul Laverty il mondo a lui più caro: i proletari, gli sfruttati, le persone che non contano nulla e combattono duramente per mettere insieme il pranzo con la cena in un sistema che le emargina, le vessa e non le protegge.
NUOVO SFRUTTAMENTO. Al centro di Sorry We Missed You, un film magnificamente straziante (uscirà dopo l’estete con Lucky Red), è un nuovo fenomeno economico-sociale: la cosiddetta ”gig economy” che, aboliti i contratti a tempo indeterminato, costringe i lavoratori a diventare imprenditori di se stessi «senza garanzie, senza ferie, senza congedi per malattia e con l’obbligo di pagare i danni in caso di incidente», spiega il regista.
Il protagonista, disoccupato e carico di debiti, accetta di consegnare pacchi sei giorni su 7, con ritmi disumani che non prevedono assenze o pause: per non perdere tempo, è addirittura tenuto ad urinare in una bottiglia. E questo suo nuovo ”impiego”, in un crescendo carico di tensione, avrà effetti devastanti sulla famiglia. «Il film racconta una nuova forma di sfruttamento» spiega Loach. «Il mondo del lavoro è profondamente cambiato in nome delle leggi spietate del capitalismo che impongono la massima competitività, senza regole. L’idea di parlare di questi argomenti mi è venuta mentre mi preparavo a girare Io, Daniel Blake e ho scoperto che la povertà in Gran Bretagna è enormemente cresciuta. Lo dicono anche le Nazioni Unite. E’ nata una nuova classe dei working poor, poveri che sbarcano il lunario mettendo insieme dei lavoretti saltuari».
A vedere il film, sembrano esserci poche speranze. «La situazione è ormai intollerabile», s’infervora il regista, «e proprio per questo bisogna lottare per contrastarla. In questo clima di disgregazione sociale, cresce l’estrema destra alimentata dalla rabbia della gente che finisce per prendersela con gli immigrati, quelli che hanno la pelle diversa o cucinano cibi diversi dai nostri».
IL SILENZIO DELLA SINISTRA. Per Ken la soluzione dovrebbe essere indicata dal socialismo. «Ma nel mio Paese il leader laburista Jeremy Corbyn, che si batte per una società più equa, ha molti nemici nel suo stesso partito». E cosa pensa della Brexit? «A decidere l’uscita dall’Europa, che doveva garantire la solidarietà ma ha basi soltanto economiche, è stata la destra: la sinistra si è tenuta fuori dal dibattito». Il cinema, sorride ancora Loach, «purtroppo non ha il potere di cambiare le cose, ma può scuotere le coscienze». Essere tornato a Cannes, aggiunge, lo riempie di gioia. «Sono felice di stare qui. E a voi italiani vorrei chiedere: cosa combina Mr. Salvini?».
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