Scarlett, Marion, Eva e le altre a Cannes: «Adesso parliamo noi»

Wes Anderson con il cast di "Asteroid City"
di Gloria Satta
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Maggio 2023, 23:17 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 00:34

Scarlett Johannson, capelli biondissimi, abito rosa e due rose giganti tatuate sulla schiena, ha fatto un trionfale red carpet insieme con il folto cast di Asteroid City, il film di Wes Anderson (in sala il 14 dicembre) che, pur dividendo la critica, ha riacceso sulla Croisette il delirio divistico: protagonisti sono infatti Tom Hanks, Jason Schwartzman, margot Robbie, Matt Dillon, Maya Hawke, Bryan Cranston, Stephen Park, Jeffrey Wright e Rupert Friend. Nel film, elaboratissima favola ambientata in pieno deserto dove sbarcano gli alieni («è una meditazione poetica sul senso della vita», dice il regista), Scarlett, 38 anni, fa una diva dai capelli neri che muore dalla voglia di interpretare personaggi drammatici mentre Hollywood le offre solo ruoli comici. Ma cos’è per lei il cinema? «Un mix tra realtà e sogno», risponde l’attrice cercando accuratamente le parole, «è un'estensione del mio subconscio, tant’è vero che dai miei sogni traggo spesso ispirazione e sostanza per interpretare i vari ruoli». Una pausa. «Lavoro nel cinema da tanti anni, interpretare un personaggio è un po’ un prolungamento di me stessa».
 

ALIENI

E com’è lavorare con Anderson, adeguarsi al suo inconfodibile, elaboratissimo stile? «Più simile al teatro che al cinema», rivela Scarlett, «ti senti interamente dentro l’ambiente che Wes ha creato». Chiedono al regista: ma lei crede negli alieni? «Secondo lo scienziato Stephen Hawking è numericamente improbabile che non ci sia vita extraterrestre, ma io non lo so», risponde, «direi che all'invasione aliena non ci credo».                                                                                                          

MANIPOLAZIONE

A Cannes anche Marion Cotillard, diva premio Oscar di Francia, ha fatto sentire la sua voce. Dopo aver sfilato a piedi nudi in segno di sostegno alle donne afgane, la protagonista di Little Blue Girl di Mona Acache (proiezione speciale) ha dichiarato: «Mi è capitato una volta di essere manipolata da un regista, e la cosa non mi è piaciuta per niente: mi sono sentita un oggetto». Il nome? Non l’ha detto. «Ho pensato quanto fosse stupido da parte sua cercare di ottenere da me quello che avrebbe ottenuto con una semplice richiesta. Con i registi ho bisogno di lavorare mano nella mano». Oggi, aggiunge, «grazie al movimento #MeToo, le giovani attrici sanno che posono dire di no e rifiutarsi di fare le cose che non vogliono».
 

FALLIMENTI

Di parità ha parlato anche Eva Longoria che con il film Flamin’ Hot ha debuttato nella regia. «Hollywood non fa un gioco leale e una donna non può permettersi fallimenti», ha detto l’attrice agli incontri del Gruppo Kering Women on Motion, «se un maschio bianco dirige un film da 200 milioni di dollari che si rivela un flop troverà senza problemi un nuovo lavoro.

Se dietro la cinepresa ci sono io, donna e latina, ho chiuso con la regia». Altra diva, altra storia: sul set del film La passion de Dodin Bouffant, dopo 20 anni di separazione e una figlia, Juliette Binoche ha ritrovato l’amore con Benoit Magimel. Il cinema fa miracoli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA