Giordano:"Nessuno ama
i film francesi come l'Italia"

Isabelle Giordano, direttrice generale di Unifrance
di Gloria Satta
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Giovedì 31 Gennaio 2019, 19:41
In Francia sono attualmente in produzione 769 film, una dozzina in meno rispetto al 2018, ma la cifra è comunque elevatissima. Sono 246 le opere prime e tantissime le produzioni ad alto budget come “Le chant du loup” di Antonin Baudry (18 milioni), “Under Paris” di Xavier Gens (19,6 milioni), “Nous finirons ensemble” di Guillaume Canet (16,3) che affiancheranno, nei prossimi mesi, film molto attesi come “Tanguy, le retour”, “J’accuse” di Roman Polanski, “Les plus belles années” di Claude Lelouch, “Hors norme” di Nakache e Tolédano. Il box office ha registrato un calo del 4 per cento ma sono sempre oltre 200 milioni i biglietti venduti, mentre il segno meno caratterizza anche l’export, sceso addirittura del 52 per cento: sono stati solo 40 milioni gli spettatori dei film francesi all’estero (contro i 144 milioni del 2012). E in questo quadro l’Italia, battando gli Stati Uniti, si è rivelata il principale mercato estero del cinema francese. “Adesso puntiamo all’Orso d’oro al Festival di Berlino: “Grace à Dieu” di François Ozon sui preti pedofili merita di vincere”, dice Isabelle Giordano, dinamica direttrice generale di Unifrance, l’organizzazione che cura la promozione dei film transalpini all’estero e, come ogni anno, ha organizzato a Parigi la rassegna di anteprime “Rendez-vous”.
A cosa è dovuto il calo delle esportazioni?
“All’assenza di film-locomotiva, capaci di trainare il resto della produzione. E’ un momento difficile, ma non siamo preoccupati più di tanto: ci riprenderemo”.
Quali film vi hanno dato maggiori risultati al di fuori della Francia?
“Taxxi 5”, “C’est la vie”, “Belle e Sébastien”, “La villa”.
Cosa pensate di Netflix e dei giganti dello streaming che stanno facendo concorrenza alle sale?
“Bisogna superare la guerra. E lavorare insieme per trovare un nuovo modello. Le sale devono assolutamente essere salvaguardate come luogo privilegiato per vedere i film: a Parigi ne sono state appena aperte tre nuove. Ma non si può ignorare che i tempi sono cambiati e i film si vedono anche sulle piattaforme. Il 10-15 per cento dei profitti dei distributori viene dalla vendita di film a Netflix”.
E cosa pensa delle serie che, secondo qualcuno, stanno togliendo terreno al cinema?
“Rappresentano un’autentica rivoluzione. Dinamizzano il cinema, creano un nuovo linguaggio, tant’è vero che due episodi della nuova stagione di “Sotto copertura” partecipano al festival online myfrenchfilmfestival”.
 Quali mercati vi hanno dato più soddisfazione l'anno scorso?
“A parte l’Italia, il Senegal, l’America Latina e il Messico in particolare”.
E la Cina?
“E’ un mercato molto difficile per via della censura. Distribuiamo infatti solo 6 film all’anno”.
E l'Europa?
“In Polonia va forte l’animazione ma i cattolici integralisti hanno fatto la guerra a “120 bettiti al minuto”.
Continuate a organizzare festival di film francesi all’estero?
“Sì, e in aprile saremo a Roma per l’annuale Rendez-vous”.
Un altro motivo di orgoglio?
“Il 25 per cento dei registi francesi sono donne. E’ la percentuale più alta del mondo”.
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