Stando alle indiscrezioni del magazine statunitense, la regia della pellicola dovrebbero essere affidata a Doug Liman, recentemente al cinema con il fantascientifico “Edge of Tomorrow”, mentre ad occuparsi della sceneggiatura, su cui non sono trapelate anticipazioni, dovrebbe essere Gavin O’Connor, una sicurezza nel genere sportivo visto che il suo “Warrior”, film ambientato nel mondo delle arti marziali e interpretato, tra gli altri, da Nick Nolte, seppur passato anonimamente nelle sale, riscosse l’unanime consenso della critica.
Uscito nel 1981 per la regia di John Huston, “Fuga per la vittoria” si ispirava a un pezzo di storia abbastanza noto della Seconda Guerra mondiale, quello riguardante la cosiddetta “partita della morte”, il match disputato a Kiev il 9 agosto del 1942 tra alcuni calciatori di Dynamo e Lokomotiv e una selezione di ufficiali dell’aviazione tedesca. Nella finzione cinematografica “O Rei” Pelé, Bobby More, il belga Paul Van Himst, il polacco Kazimierz Deyna, l’argentino Osvaldo Ardiles e l’”intruso” Stallone, che per preparasi meglio a vestire i panni di portiere fu allenato nientemeno che dall’ex numero uno della Nazionale inglese Gordon Banks, interpretavano un gruppo di alleati, prigionieri del regime nazista in Francia, che, cogliendo l’occasione della partita, progettano la fuga nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo. Non andrà così, però, alla fine: infastiditi dalla supponenza dei tedeschi e del “parzialissimo” arbitro, i “nostri eroi” infatti rimarranno per finire il match, pareggiato al termine di 90 minuti tirati e contrassegnati da una rete in rovesciata di Luis Fernandez, alias Pelè, riuscendo comunque a scappare dai cancelli principali del campo di prigionia al termine della partita grazie alla confusione generata dall’imprevista e pacifica invasione del terreno di gioco degli entusiasti spettatori.
Trascinante storia di libertà, orgoglio, dignità e riscatto, “Fuga per la vittoria” ha fatto appassionare generazioni di cinefili e convincerli che ora un rifacimento possa generare emozioni nuove e più intense sarà davvero difficile, quasi quanto trovare un nuovo Pelé.