Federico Zampaglione, nuovo film da regista con "Morrison": «Dopo il cinema horror, è come un'altra canzone dei Tiromancino»

Federico Zampaglione, nuovo film da regista con "Morrison": «Dopo il cinema horror, è come un'altra canzone dei Tiromancino»
di Paolo Travisi
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Lunedì 17 Maggio 2021, 15:03 - Ultimo aggiornamento: 16:57

Un aspirante cantante di una rock band romana, Lodo, interpretato da Lorenzo Zurzolo, e una rock star con milioni di dischi venduti, ora in declino, Libero Ferri portato sullo schermo da Giovanni Calcagno, sono le due facce di Morrison (dal 20 maggio al cinema), che segnano il ritorno alla regia di Federico Zampaglione.

Film ambientato nel mondo della musica - con le difficoltà di raggiungere il successo da giovani e di mantenerlo da adulti - ma non sulla musica, che racconta uno spaccato di vita di due generazioni ed il loro incontro; tradimenti e lutti, amori ed amicizie fraterne, frustrazioni e voglia di riscatto. La regia di Zampaglione che lascia le atmosfere cupe e horror del suo ultimo film, Tulpa, si avvicina ad un mondo che conosce bene, già raccontato nel suo romanzo Dove tutto è a metà, scritto insieme a Giacomo Gensin, i ma con “l’obiettivo di raccontare le persone. C’è questa atmosfera che gira intorno alla musica con rischi e magie, ma le vicende sono quelle universali, cadere, rialzarsi, la ricerca dell’amore - sottolinea Zampaglione nella conferenza stampa in presenza, a proposito della necessità di trasformare il romanzo in un film - anch’io sono stato Lodo dentro al furgone, con grandi sogni che s’infrangevano davanti ad un pubblico di quindici persone.

Una volta a Torino non c’era proprio nessuno ad aspettarci, ma c’era la voglia di andare avanti, con quella sana incoscienza dei giovani. Di anni poi ne sono passati, con momenti di successo e buio, ognuno di noi ha vissuto questi momenti. Attraverso questa band ho rivissuto quei momenti, e quell’energia degli inizi. In Morrison c’è molto di me sul lato sentimentale, perché a differenza dell’horror ho potuto raccontare un po’ della mia vita”.

 

Morrison, però, non segue la parabola tipica di molti film sulle band musicali, in cui l’epilogo è il successo, perché per Zampaglione l’obiettivo era un altro. “Non volevo che il film coronasse il successo, non ho mai fatto musica sulla spinta del successo, ma ho iniziato perché mi piaceva il blues e suonare la chitarra. Il film non propone gli effetti positivi del successo, non è un film incentrato su quello che devi avere dalla musica, ma sulla passione per suonare. Questo è il senso, per me non andare al primo posto in classifica, è una cosa che non ha rilevanza, ed è effimero. Amare il momento in cui suoni è una cosa che appartiene a te, il successo no. Quando sono in studio non penso mai se il brano avrà successo, ma se mi piace quello che sto facendo" confessa candidamente il regista-musicista.

A proposito dei protagonisti di Morrison, Lorenzo Zurzolo, nel film Lodo, che si deve scontrare con un rapporto non sempre facile con il padre, l'assenza della madre, amicizie fatte di alti e bassi ed un amore non corrisposto, ha avuto l'intuizione di azzeccare il brano cantato e suonato nel film dalla sua band, i Mob. "Da bambino suonavo il pianforte e quando Zampaglione mi ha regalato la chitarra, ho iniziato a suonarla ed è nata la canzone che poi viene suonata dalla band. Ho scoperto la chitarra e proseguirò a suonarla”. 

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Libero Ferri, la rockstar che non riesce a scrollarsi di dosso un solo successo avuto nel passato "è stato pensato come uno di quei personaggi che vivono di pochi successi e poi arrancano” precisa Zampaglione, mentre il suo interprete Giovanni Calcagno, ci vede anche rimandi personali.

 “Il film parla del sapore bruciante del fallimento, toccare il fondo. In un certo senso ho iniziato questo mestiere, toccando il fondo con la mia compagnia di teatro sperimentale, quando alla fine di una rappresentazione una persona mi disse siete la vergogna del teatro mondiale. Nonostante Libero venga dipinto come un cantante di successo, in realtà è stato solo un pezzo ad averne ma non mi sono ispirato a nessuno in particoalre, anche se ci sono degli stracci di decadimento umano a cui ispirarsi. Sicuramente c’è qualcosa di Franco Califano”.

Ed a proposito del cambio di registro del Zampaglione regista, che dopo un noir e due horror, passa ad un drama, l'auotre sottolinea proprio che "molti aspettavano Zampaglione con un altro horror, ma io ragiono sulla voglia di trovare se stessi, e non il successo di massa”. Nell’horror si stabilisce un’atmosfera di partenza e vuoi che lo spettatore sia a disagio, con picchi di suspence ma quello è il linguaggio. In un film così passi da momenti in cui si ride a momenti di commozione, e fa riferimento ad un immaginario che io ho trattato nelle mie canzoni, al materiale emotivo della mia musica. In questo senso, Morrison è come se fosse un altro titolo dei Tiromancino". 

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