"Così hanno cambiato il Rione Sanità", l'Ue studia la Paranza

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Martedì 9 Aprile 2024, 22:00 - Ultimo aggiornamento: 16:32

ROMA - La crescita occupazionale, che è passata da 5 a 70 lavoratori di cui il 50% selezionato tra i giovanissimi frequentatori dei centri educativi del quartiere; l'età media dei cooperatori di 33 anni con il 40% di essi che ha migliorato il proprio titolo di studio dopo l'esperienza in cooperativa e il 75% che ha scelto di vivere al Rione Sanità; gli oltre 14.000 mq di patrimonio culturale recuperato in diciotto anni tra chiese, catacombe, affreschi e altri pezzi di "eredità culturale". Questi alcuni dei risultati che sono stati presentati oggi dalla cooperativa di Napoli "La Paranza", che sta trasformando il Rione Sanità di Napoli e che, su invito della Commissione Ue, ha presentato il processo di rigenerazione sociale del quartiere al gruppo di esperti sul Patrimonio Culturale riunitosi a Bruxelles.

La direzione generale dell'Istruzione, della gioventù, dello sport e della cultura (EAC) della Commissione Europea ha invitato La Paranza, convinta che "la sua esperienza possa servire da esempio ad altre istituzioni e amministrazioni in Europa". A rappresentare la Paranza a Bruxelles, sono stati due giovani del quartiere e membri della cooperativa, Susy Galeone e Antonio Lenti che hanno spiegato come lavora La Paranza, che dal 2009 gestisce le catacombe di Napoli e presto anche il cimitero delle Fontanelle: "prendersi cura del patrimonio culturale significa prendersi cura delle persone", come recita il titolo già scelto per presentare l'impegno quotidiano della cooperativa nel catalogo "Cultural Heritage in Action", pubblicato dall'Unione Europea nel marzo 2023 per fornire alle città e alle regioni d'Europa linee d'indirizzo e casi esemplari per affrontare le principali sfide della contemporaneità attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale.

Il racconto di come è stato possibile attuare il processo di rigenerazione del Rione Sanità valorizzando il patrimonio culturale di oggi è affrontato ripercorrendo momenti storici diversi, a partire dall'arrivo del parroco don Antonio Loffredo. Susy Galeone è infatti uno dei soci fondatori della cooperativa, mentre Antonio è entrato a farne parte subito dopo la pandemia. Emerge chiaramente dai due interventi, la diversità del contesto di partenza: un rione senza speranza quello di Susy, un quartiere diventato simbolo di speranza, quello in cui è cresciuto Antonio. Ed è questo, probabilmente, il risultato più significativo dell'impatto che la Paranza ha prodotto nei suoi diciotto anni di lavoro al Rione Sanità: la concreta possibilità per i giovani del territorio di riconoscersi oggi parte di una comunità capace di prendersi cura del patrimonio culturale e delle persone.

Gli strumenti che la Paranza ha fatto suoi e che le hanno permesso di incidere profondamente sul tessuto sociale e urbano di un quartiere prima degradato e oggi divenuto caso studio per istituzioni nazionali e internazionali ed esperti del settore, sono essenzialmente riconducibili alla scelta di investire sull'imprenditorialità giovanile, seguire la via della cooperazione, coinvolgere il mondo profit, investire sulle pietre scartate che possono diventare testate d'angolo di un sistema di welfare generativo e, infine, coinvolgere la comunità. Negli ultimi anni alla Sanità c'è stata una ricchezza prodotta dal turismo che permette di ridurre le diseguaglianze economiche e di rafforzare la coesione sociale. E se sono i giovani a scegliere di restare e di prendersi cura del proprio territorio per migliorarlo, saranno proprio loro i primi a fare tutto il possibile per contrastare gli effetti negativi legati alla perdita dell'identità culturale.

La Paranza, hanno spiegato i giovani alla Ue, ha reso concreta la "Restanza", ovvero "l'atteggiamento - hanno spiegato - di chi, nonostante le difficoltà e sulla spinta del desiderio, resta nella propria terra d'origine, con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento".

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