Quando Trump twittava: «Nessuno ricorda chi arriva secondo». Nelle ultime ore i social glielo ricordano con migliaia di re-tweet

Uno dei diversi tweet in cui Donald Trump cita la celebre frase di Walter Hagen
di Giulia Aubry
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Martedì 2 Febbraio 2016, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 18:28
La sconfitta non si addice a chi è un vincente. O si è sempre reputato tale. Ancor prima di The Apprentice, in cui "licenziava" in diretta televisiva gli i giovani aspiranti imprenditori che si sottoponevano al suo giudizio, il miliardario Donald Trump non ha mai nascosto la sua avversione per i perdenti. E così sul suo canale twitter, dove è seguito da quasi sei milioni di persone, ha spesso pubblicato una delle sue frasi preferite: «Nessuno si ricorda di chi arriva secondo».

Un motto caratteristico per la società statunitense - fortemente legata alla competizione e alla cultura del "fare", ricollegata da molti all'etica protestante - che fa il paio con un'altra frase di una campagna a stelle e strisce della Nike che, in occasione di una edizione delle Olimpiadi, recitava "Non hai vinto l'argento. Hai perso l'oro". E Donald Trump ha sposato in pieno questa filosofia incarnando, per molti dei suoi potenziali elettori, il mito del vero americano, divenuto miliardario proprio perchè rappresentante di questo modo di pensare.

La frase - comparsa sul suo canale twitter già nel 2011, ma riproposta più e più volte negli anni successivi - viene generalmente attribuita a Walter Hagen, golfista statunitense della prima metà del secolo scorso che, con le sue 11 vittorie conquistate nei 4 tornei Major è il quarto giocatore, dopo Jack Nicklaus, Bobby Jones e Tiger Woods, nella speciale classifica dei plurivittoriosi in quelle competizioni. Un vincente nato, con i suoi 45 tornei nel circuito PGA, e un simbolo degli Stati Uniti che ha guidato per ben sei volte come capitano della squadra di Ryder Cup.
E Donald Trump - miliardario statunitense, candidato (fino a ieri favorito nei sondaggi dei principali media) alle primarie che sceglieranno nella tarda primavera il candidato dell'Elefante alle presidenziali 2016 e, da sempre, grande amante del golf - non poteva che ispirarsi a lui per quello che è il suo modo di vedere la vita, la competizione e (naturalmente) sé stesso. Soprattutto di fronte alla sfida elettorale.

Ma il web non perdona. E così più di un frequentatore del social dell'uccellino e follower (non particolarmente appassionato) del miliardario americano, che vuole restituire l'America agli americani, è andato a cercare il/i tweet in cui Trump citava Hagen... O forse tenevano pronta questa operazione già da tempo. Qualunque sia la dinamica o la strategia alla base del fenomeno virale, subito dopo la notizia della sconfitta dell'imprenditore newyorkese ad opera di Ted Cruz (e ci è mancato poco che venisse superato anche da Marco Rubio), i vecchi tweet di Trump sono stati re-twittati migliaia di volte e, nelle ultime ore, il dibattito imperversa nei commenti a frasi pubblicate, nel migliore dei casi, un anno e mezzo fà. I difensori di Trump fanno notare che quasi nessun candidato repubblicano che ha vinto in Iowa è poi diventato il competitor dei democratici alle presidenziali (si pensi a Santorum o Huckabee, solo per fare qualche esempio). Ma i detrattori non perdonano e si "godono" il momento. E in molti, ne siamo certi, sperano che il miliardario repubblicano venga sconfitto (alle primarie o alle elezioni, poco importa) per il solo gusto di potergli scrivere sui social «you're fired!». Sei licenziato!
Nell'era dei social le campagne elettorali e i caucus si vivono anche così.
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