Donne, ricominciare dalla tenerezza

di Dacia Maraini
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Sabato 7 Marzo 2015, 23:23 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 00:11
Ho festeggiato in anticipo, con un gruppo di studenti della Texas University di Austin, e senza mimose, la festa delle donne, in una giornata di anomalo gelo e vento. La domanda più frequente è: cosa succede in Italia alle donne, dopo l’era Berlusconi? Il suo “machismo” ha colpito l’immaginazione degli americani, come parte di un folclore di cui i tanti giovani italiani che studiano e lavorano qui, si vergognano. Difficile la risposta. Io stessa mi chiedo fino a che punto abbia agito la regressione dei modelli televisivi che hanno invaso il nostro Paese negli ultimi venti anni. Difficile anche da capire la crescita dei fenomeni di violenza contro le donne. Ogni due giorni una moglie, una amante, una madre, vengono uccise dal proprio compagno di vita.

Qualcuno sostiene ”per troppo amore”, legittimando l’arcaico principio dell’amore come possesso: io ti amo e quindi sei mia. E se sei mia non puoi andartene come e quando ti pare, perché metti in crisi la mia identità virile. Se te ne vai, tutte le mie certezze crollano e la mia disperazione diventa tale e posso anche pensare di ucciderti: solo uccidendoti infatti posso ribadire il mio diritto di proprietà. Ma l’amore può identificarsi con il possesso dell’essere amato? Ogni proprietà di un corpo e di una volontà non diventano immediatamente schiavitù?



Infine dobbiamo ammettere che, nonostante i grandi cambiamenti dovuti all’emancipazione, e nonostante alcune indubbie conquiste legali, la questione femminile rimane irrisolta. I nuovi diritti vengono contraddetti da nuove dipendenze e nuove debolezze. I grandi movimenti migratori ripresentano forme di discriminazione che credevamo di avere vinto e abbandonato. «Che fare?», mi chiede una studentessa scoraggiata. «Sembra di fare un passo avanti e due indietro».



«L’emancipazione - interviene un ragazzo biondissimo con le basette lunghe e un ciuffo sulla fronte - dovrebbe riguardare i due sessi, e invece sembra che sia un fatto personale femminile. Io per esempio trovo che questa spinta a rimanere sempre giovani ed eroticamente disponibili, diventa una prigione per noi maschi. Ci toglie il piacere di diventare padri, per esempio. Rimaniamo sempre figli anche delle nostre compagne e questo è un guaio».



Mi fa piacere che lo dica un ragazzo. In effetti, anche solo la frequentazione del cinema americano ci mostra un mondo di meravigliosi giovanotti superdotati, capaci di volare da un grattacielo all’altro per salvare una ragazza in pericolo, capaci di fare a cazzotti e di sparare con le più sofisticate armi da guerra, ma incapaci di amare una donna che non sia una Barbie dal corpo rigido e irreale. Giovani uomini capaci di viaggiare per il mondo portandosi appresso ogni tipo di gadget elettronico, ma incapaci di trovare un poco di tempo per i propri figli piccoli e per la propria donna, dopo qualche anno di matrimonio.



C’è da chiedersi se questa mancanza di un padre responsabile sia la causa o l’effetto di una cultura del mercato che spinge a trasformare in merce ogni corpo e ogni sentimento. Le donne, anche loro, appaiono lacerate tra l’affermazione della propria autonomia e la spinta a entrare in quel sistema comunicativo che passa attraverso il linguaggio del corpo seduttivo. Esprimersi con le parole e il pensiero oppure con le gambe, il seno, la bocca e i capelli usati come strumenti di attrazione erotica?



Il primo linguaggio, più sofisticato e personale spesso non viene riconosciuto e accettato, mentre il secondo viene subito riconosciuto e apprezzato. Da qui una indubbia doppiezza nell’atteggiamento delle donne che sembrano volere attrarre e respingere nello stesso tempo.



Tornare a pensare in termini di tenerezza forse ha un senso. In questo sono d’accordo con papa Francesco. La tenerezza comporta la voglia di capire l’altro, la voglia di essergli amico o amica prima che rivale o nemico/nemica, la voglia di un confronto che nutra anziché avvelenare. Un sogno impossibile? Il grado di inimicizia, sospetto e odio a cui siamo arrivati ci fa capire che dobbiamo ricominciare da capo, da un atteggiamento creaturale, e per creaturale intendo una sacralizzazione del corpo umano contro ogni frammentazione crudele e disumana.