Il 2020 ha messo a dura prova tutto il settore degli eventi e la situazione anche per il futuro non promette nulla di buono. E gli addetti ai lavori non ci stanno più. È per questo che il 5 novembre 2020 è nato FEU - la Filiera degli Eventi Unita, un movimento a tutela di un compartimento che pare essere completamente dimenticato dal governo. Un settore dal valore del 2,5% del Pil nazionale. Tantissimi gli appuntamenti che portano la firma di 560mila addetti ai lavori tra liberi professionisti, piccole e medie imprese. Event manager, wedding planner, fioristi, service audio e luci, catering, location, truccatori e parrucchieri, atelier di moda, allestitori, noleggiatori d’auto, artisti, fotografi e videomaker, che offrono un indotto di 65 miliardi di euro all’economia italiana. Aziende fatte di persone che si sentono completamente ignorate. Una Industry, che non parla solo di superfluo ed effimero ma che è trainante in Italia ad esempio anche per il turismo, basti pensare al Destination Wedding e a quante persone scelgano il Bel Paese per sposarsi, assicurando alle strutture un’alta ricettività anche in bassa stagione, o per la ristorazione, e che da impiego a milioni di persone. Un’associazione spontanea no profit a tutela di tutte le aziende private e partita iva specializzate nel settore di eventi privati e organizzazione di matrimoni ecco cosa è FEU. Un sodalizio trasversale che parte dal basso generato in forma volontaria per dar voce al disagio di tutta una porzione di aziende che ha un grande impatto sull’economia nazionale.
Nato di pancia attraverso un messaggio WhatsApp FEU, oggi vanta in pochissimi giorni 2900 iscritti a un gruppo privato Facebook, 1800 aziende di settore attive, 23 referenti di categoria e un manifesto trasparente e rappresentativo di tutte le richieste delle aziende che gravitano attorno al reparto. Numeri, rispecchianti le aziende e le partita iva, che continuano a crescere e a dare fiducia al movimento esponenzialmente di giorno in giorno. Perché pare che nessuno abbia più voglia di stare in silenzio. “Ho mandato un messaggio ad un gruppo ristretto di amici nella mia stessa situazione avendo quasi anche paura di disturbare - racconta il Presidente Adriano Ceccotti, nome emblema della professionalità settoriale nazionale - e mai avrei pensato di ricevere così tante adesioni e così tanti stimoli per andare avanti e crederci sempre di più”. La filiera degli eventi in Italia infatti porta un indotto economico impattante per il Pil nazionale per un fatturato di circa 65 miliardi annui, che nel 2020 ha subito una perdita di 45,5 miliardi di euro pari al 70% in meno del fatturato dell’anno precedente. Eppure sembra questa cosa poco conti. “Siamo stati invisibili per troppo tempo - dichiara il Consigliere Francesco Insardá - è ora di farci sentire, di farci difendere e di difenderci. È ora di reagire”. È per questo che il progetto FEU vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla tematica della gravissima crisi economica e sociale che il settore sta attraversando. “Noi non vogliamo dare risposte - dice il Presidente - noi vogliamo essere riconosciuti e rispettati come è giusto sia. Perché esistiamo e portiamo nella nostra nazione più di 65 miliardi di euro annui”.