Nasa, addio a Voyager: le sonde della missione più longeva della Nasa si spengono dopo 45 anni

Hanno insegnato agli scienziati fatti importanti riguardo l’atmosfera del pianeta, le forze magnetiche e la geologia che altrimenti sarebbero stati difficili da decifrare

Un'immagine di Saturno
di L. Jatt.
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Venerdì 30 Dicembre 2022, 17:18

Le sonde Voyager sono vere pioniere della scienza, essendosi spinte più lontano nello spazio di qualsiasi altro oggetto creato dall’uomo. La Nasa ha originariamente inviato le sonde gemelle in una missione di quattro anni su Giove e Saturno nel 1977; le sonde hanno superato tutte le aspettative e sono ancora in orbita 45 anni dopo, rendendo questa loro missione la più longeva della Nasa. 

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Le foto

Incredibili le foto del sistema solare che hanno trasmesso prima che la Nasa spegnesse le telecamere, ma ora devono affrontare un problema finale: la loro energia si sta esaurendo e gli scienziati stanno spegnendo più strumenti a bordo per risparmiare energia. 

La missione

Per ricapitolare, la missione Voyager includeva due sonde - Voyager 1 e Voyager 2 - che la Nasa ha lanciato nel 1977 a pochi mesi l’una dall’altra.

I lanci hanno realizzato un raro allineamento con alcuni pianeti che ha permesso loro di potenziare i viaggi nello spazio. La Nasa ha originariamente costruito le sonde perchè durassero almeno cinque anni, ma la loro missione ha superato quella durata molto di più: il 9 settembre di quest’anno, le sonde viaggiavano infatti da 45 anni. Voyager 1 e Voyager 2 hanno raggiunto Giove nel 1979 e hanno scattato circa 50.000 immagini del pianeta, immagini che hanno superato di gran lunga la qualità di quelle che gli scienziati hanno scattato dalla Terra, secondo la Nasa.

Le scoperte

Hanno insegnato agli scienziati fatti importanti riguardo l’atmosfera del pianeta, le forze magnetiche e la geologia che altrimenti sarebbero stati difficili da decifrare. Nel 1980 e nel 1981 le sonde raggiunsero Saturno e il sorvolo ha fornito agli scienziati una visione senza precedenti della struttura ad anello, dell’atmosfera e delle lune del pianeta. La Voyager 1 ha proseguito dritto e non avrebbe poi incontrato un altro pianeta nel suo viaggio fuori dal sistema solare. 

 

Le esplorazioni

Ma Voyager 2 continuò la sua esplorazione dei nostri pianeti più vicini, passando a 50.600 miglia da Urano nel gennaio 1986: ha scoperto altri due anelli attorno a questo pianeta, rivelando che aveva almeno 11 anelli e non 9 come si credeva. Nel 1989, 12 anni dopo il suo lancio, Voyager 2 passò a 3.000 miglia da Nettuno e ha catturato immagini di Tritone, della luna di Nettuno, con dettagli senza precedenti. Voyager 2 da quel momento non ha scattato più foto e visto che non si sarebbe imbattuta in un altro pianeta nel suo viaggio in corso, la Nasa decise di spegnere le telecamere della sonda dopo il sorvolo di Nettuno per risparmiare energia per altri strumenti. Come ultimo servizio fotografico, Voyager 1 ha scattato 60 immagini del sistema solare a 4 miliardi di miglia di distanza nel 1990. 

Le ultime fotografie

È probabile che questo rimanga per qualche tempo il selfie a più lungo raggio nella storia dell’umanità: un ritratto della Terra a 4 miliardi di miglia di distanza. Anche dopo questa immagine, la Nasa ha spento le telecamere di Voyager 1 per risparmiare energia ma potrebbe riaccendere le telecamere delle sonde anche se non è una priorità per la missione. Infatti, sebbene le sonde non inviino più immagini, non hanno smesso di mandare informazioni cruciali sullo spazio. 

Nel 2012, Voyager 1 è diventato il primo strumento di fabbricazione umana ad attraversare lo spazio interstellare superando l’eliopausa, il confine cioè tra il nostro sistema solare e il resto dell’universo. Voyager 2 è stato il secondo, che ha attraversato il confine nel 2018. Ha poi rivelato che c’era un confine extra che circondava la nostra bolla solare. Le sonde continuano intento ad inviare misurazioni dallo spazio interstellare, come strani ronzii probabilmente provenienti dalle vibrazioni prodotte dalle stelle vicine.
Ora la Nasa sta pianificando di spegnere ancora di più gli strumenti delle sonde con la speranza di prolungarne la vita fino al 2030.

Ma anche dopo che tutti gli strumenti si saranno zittiti, le sonde andranno comunque alla deriva portando il “disco d’oro”, che potrebbe fornire informazioni cruciali sull’umanità e se esista o meno una vita extraterrestre intelligente.

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