Sigarette elettroniche nei luoghi pubblici, "no” del farmacologo Garattini

Sigarette elettroniche nei luoghi pubblici, "no” del farmacologo Garattini
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Lunedì 11 Novembre 2013, 15:32 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 20:16

ROMA «Una decisione assolutamente incomprensibile, presa semplicemente sulla base di un emendamento che improvvisamente cambia tutto». Così Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche 'Mario Negri', commenta l'emendamento al decreto Istruzione che ha cancellato il divieto di uso della e-cig nei luoghi pubblici. Sulle sigarette elettroniche, sottolinea l'esperto, «già il Consiglio superiore di sanità aveva dato un parere più restrittivo e lo stesso ministro della Salute aveva deciso di proibirne l'utilizzo nei luoghi pubblici. Poi, improvvisamente, c'è un emendamento che autorizza tutto. Il punto - commenta - è che siamo in un Paese in cui non esistono più regole nè consultazioni».

Si ignora così il fatto, prosegue il farmacologo, «che l'effetto delle e-cig ancora non è conosciuto nel dettaglio e non ci sono ad oggi studi scientifici che provino che le sigarette elettroniche aiutino effettivamente a smettere di fumare». Permettere l'utilizzo delle e-cig nei luoghi pubblici «è certamente un disturbo per le altre persone e trasmette una gestualità, quella del fumare, che è negativa. Inoltre - avverte Garattini - non sappiamo quanta nicotina possa essere sprigionata e vada dunque 'in giro', e potenzialmente potrebbero dunque esserci dei rischi anche se inferiori rispetto al fumo passivo da sigaretta classica».

«Prima di prendere decisioni su questioni così delicate per la salute pubblica - conclude lo specialista - bisognerebbe cioè disporre di dati di fatto. Ci sarebbe voluta molta più prudenza».

Il ministro della Salute frena. «Il Parlamento è sovrano» ma anche con le nuove norme, passate con l'emendamento Galan, sulle sigarette elettroniche «non sono stati inficiati quelli che erano gli aspetti legati alla salute pubblica che noi avevano posto»: è quanto il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha detto a margine della cerimonia per la Giornata Nazionale per la ricerca sul cancro dell'Airc al Quirinale, commentando l'emendamento al decreto Istruzione, convertito in legge, che ha cancellato il divieto di uso della sigaretta elettronica nei luoghi pubblici.

Lorenzin ha ricordato che restano i paletti contro il fumo nelle scuole e le informazioni ai consumatori sulle sostanze contenute nei liquidi e su come utilizzare questi dispositivi ricordando che la nicotina procura dipendenza e che un consumo troppo alto può essere dannoso. «Ora comunque bisognerà anche vedere cosa succederà in Europa ma noi abbiamo fatto una grande battaglia per evitare che le e-cig venissero equiparate ai farmaci» ha concluso rimarcando che già alcuni esercenti si erano autoregolamentati per limitare l'uso di questi dispositivi.


I produttori. «Siamo pronti al dialogo col ministero della Salute su un codice di autoregolamentazione e certificazione dei prodotti». Lo afferma Massimiliano Mancini, presidente dell'Associazione nazionale fumo elettronico Anafe-Confindustria. «Le dichiarazioni del ministro Beatrice Lorenzin - sottolinea Mancini in una nota - confermano come anche il ministero consideri la sigaretta elettronica un prodotto che non possa essere equiparato a un farmaco o alla sigaretta tradizionale, ma che necessiti di una sua specifica regolamentazione. Per questo rivolgiamo un appello al ministro ad aprire un tavolo di consultazione pubblica per studiare in maniera approfondita il settore della sigaretta elettronica». Obiettivo finale, rileva, «dovrebbe essere innanzitutto la realizzazione da parte delle principali organizzazioni di rappresentanza degli esercenti di un codice di autoregolamentazione sanzionato da parte del ministero, che spinga ad un utilizzo responsabile della sigaretta elettronica nei luoghi pubblici». Sul tema, conclude Mancini, «Anafe-Confindustria ha già avviato il confronto con alcune di queste associazioni, i cui risultati punta a presentare al più presto al ministro. Chiediamo inoltre una legislazione quadro che porti a garantire la qualità dei prodotti fabbricati in Italia».

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