Obesità, la chirurgia oltre al peso taglia anche i rischi di malattie cardiache e tumori

I trattamenti bariatrici riducono la mortalità del 16%, ma in Italia solo 30mila pazienti su 3 milioni vi accedono

Obesità, la chirurgia oltre al peso taglia anche i rischi di malattie cardiache e tumori
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 14 Settembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:16

L'obesità non una colpa, né una responsabilità, ma una malattia cronica, recidivante e complessa da trattare, perché multifattoriale.

Al momento quasi la metà degli italiani adulti è in sovrappeso e di questi il 10% è francamente obeso (circa 6 milioni), condizione che riduce l’aspettativa di vita di 10-15 anni. E il perché è presto spiegato: il 60% dei soggetti con obesità presenta diabete di tipo 2 e il 21% cardiopatia ischemica. Oltre che una patologia, dunque, l’obesità è un importante fattore di rischio per malattie cardio-metaboliche, croniche (apnee notturne, problemi articolari) e per varie neoplasie (colon, endometrio, epato-bilio-pancreatiche linfoproliferative e tumore del seno in post-menopausa). Tutto questo fa dell’obesità la seconda causa di morte al mondo. «I dati in nostro possesso - spiega il professor Giuseppe Navarra, presidente eletto Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche che ha concluso il suo congresso pochi giorni fa a Napoli - dimostrano che l’obesità è una malattia di per sé e come tale va riconosciuta sia dallo Stato che dalla società. Accettare l’obesità come patologia, significa riconoscere l’impatto gravissimo delle sue conseguenze, ma anche prepararsi a garantire le cure alle quali i pazienti hanno diritto: dai nuovi farmaci, all’accesso ai circa 130 Centri Chirurgici multidisciplinari certificati e regolati».

LA MOZIONE

Nel novembre 2019, la Camera dei Deputati ha approvato la mozione sul riconoscimento dell’obesità come malattia, ma poi è arrivata la pandemia di Covid che ha bloccato tutto l’iter. Il risultato è che ad oggi l’unico trattamento rimborsato per questa condizione è la chirurgia bariatrica, mentre i farmaci restano a carico del paziente. L’obesità, definita da un indice di massa corporea (o BMI, una misura che si ricava dal peso e dall’altezza) superiore a 30, deriva da una complessa interazione tra fattori biologici, genetici e ambientali, forze che spesso sfuggono al controllo di una persona, che non va stigmatizzata per la sua condizione, ma aiutata. Perché è chiaro che la tanto evocata forza di volontà risulta spesso un’arma spuntata nella lotta contro la bilancia. E se la motivazione è di certo un elemento fondamentale, questa va supportata da un percorso obesità completo, in grado di offrire tutte le possibili soluzioni che cominciano ad essere davvero tante, con molte altre che si profilano all’orizzonte. Ciò significa che non esiste “il” medico dell’obesità. Piuttosto il paziente deve essere preso in carico da un’équipe multidisciplinare comprendente medici, chirurghi o endoscopisti bariatrici, endocrinologo, dietologo, psicologo/psichiatra, con il supporto di specialisti come cardiologo e pneumologo. Serve insomma un “percorso obesità” completo e dall’architettura complessa, offerto oggi da diversi centri in tutta Italia. Gli interventi di chirurgia metabolica e bariatrica sono tra le soluzioni più efficaci contro le forme gravi di obesità e possono portare ad una riduzione di peso fino al 70%, con risultati duraturi nel tempo. Sono interventi sicuri, con un tasso di complicanze tra i più bassi (0,05%) di tutte le branche della chirurgia. Secondo stime della Società italiana di chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche solo 30 mila dei 3 milioni di italiani (l’1%) potenziali candidati a questi trattamenti riescono ad accedervi, con notevoli differenze regionali.

Il 55% degli interventi viene effettuato al Nord, il 20% al Sud, il 26% al Centro e il 9% nelle Isole. Eppure, un recente studio retrospettivo su 22 mila pazienti, pubblicato sulla rivista Obesity dall’Università dello Utah, nei soggetti operati, la mortalità per malattie cardiache si riduce del 29%, quella per tumore del 43% e quella per diabete del 72%. La mortalità globale si riduce del 16% rispetto ai non operati.

IL PREGIUDIZIO

«Bisogna sfatare un pregiudizio che ancora oggi persiste – afferma il professor Marco Antonio Zappa, Presidente Società italiana di chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche – e cioè che la chirurgia metabolica e bariatrica possa essere considerata un intervento di tipo estetico volto a soddisfare i capricci del paziente, responsabile della sua condizione. Un pregiudizio che ignora i tanti fattori che portano all’obesità: predisposizione genetica, traumi psicologici, fattori culturali. L’obesità è una malattia e l’intervento si può rivelare un vero salva-vita. Non a caso l’obesità patologica è spesso definita il cancro del terzo millennio. Se si riuscisse a eliminare, si avrebbero il 12% di tumori in meno nell’uomo e il 13,5% nella donna». 

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