Assomiglia a una tac il dispositivo con 46 telecamere in grado di riprendere qualsiasi parte del corpo in pochi secondi, con la speranza di scovare un tumore tra i più aggressivi, quello della pelle.
Nella mortalità per cancro, il melanoma è al terzo posto, nonostante le cure innovative, l’immunoterapia e la combinazione di diversi farmaci, ultima frontiera dopo la chirurgia. Solo la prevenzione, però, permette una guarigione definitiva senza trattamenti invasivi, asportando il neo sospetto prima che sia tardi. Così la ricerca di tecnologie mirate ed efficaci per la diagnosi precoce diventa decisiva. In questo caso, un aiuto arriva dagli Stati Uniti, dove è stato progettato il macchinario che consente di eseguire la mappa delle lesioni della cute in 3D, individuando le loro caratteristiche. L’apparecchiatura, Vectra Wb360, è appena entrata in funzione al Pascale di Napoli. «La prima struttura pubblica a dotarsene in Italia, l’undicesima in Europa, la trentaseiesima nel mondo», dice orgoglioso il manager Attilio Bianchi, che ha ottenuto i 400mila euro per l’installazione, rispondendo a un bando del ministero della Salute.
LE PRESTAZIONI
Il macchinario acquisisce 92 fotografie dei nei a rischio in un solo scatto e tutte le immagini vengono scannerizzate in appena 12 minuti, creando la mappa in 3D a disposizione degli oncologi partenopei. «Le immagini ad altissima risoluzione ci permettono di aumentare l’accuratezza diagnostica», spiega Paolo Ascierto, direttore del dipartimento Melanoma e terapie innovative del Pascale, che ha l’ambulatorio dedicato nella sede distaccata dell’Ascalesi. «A un passo dalla stazione e nell’ospedale più vecchio della città, abbiamo messo un gioiello», dice soddisfatto lo scienziato di fama internazionale. Il dispositivo è in funzione dal lunedì al venerdì, con un cronoprogramma in accelerazione: 10 le indagini eseguite al giorno, da portare presto a 20 e poi a 60, per raggiungere le 1800 al mese. «Ma la diagnosi non è affidata alla macchina: la facciamo noi», puntualizza il dermatologo Marco Palla, e chiarisce che il “body scan” ha una speciale utilità a distanza di tempo: semplifica il confronto delle immagini per valutare l’evoluzione delle lesioni, senza che siano distorte dalla luce o dalla prospettiva dello foto, come con i metodi tradizionali di monitoraggio. In più, il sistema filtra, cerca e ordina i nei in base alle loro caratteristiche: ognuno è contrassegnato da un numero univoco sulla mappa in 3D e si può ingrandire con lo zoom grazie ai sensori, i più grandi mai usati in videodermatoscopia.
L’ITER
Per accedere all’ambulatorio, occorre presentare la prescrizione per la visita medica al Centro unico di prenotazioni del Pascale, e aspettare il proprio turno. «L’attesa al momento è di due mesi, ma non a tutti i pazienti è assicurato il controllo hi-tech.
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