Raffaele Coppola a 50 anni riaccende i motori, lavora di nuovo in officina.
Sasa Radosavljevic, di etnia rom, impugna la penna e scrive il suo nome su un pezzetto di carta. Marta Marotta, professoressa, ancora non può, ma comincia lentamente a muovere la mano ricostruita, anche nel suo caso, con una protesi hi-tech ideata al Pellegrini di Napoli. L’ospedale ha da poco inaugurato un ambulatorio per situazioni considerate disperate e risolte solo con dispositivi 3D, low cost, progettati su misura. Totalmente gratuiti per i pazienti.
TESTIMONIANZE
Sette, in totale, impiantati nell’ambito della sperimentazione appena conclusa con l’autorizzazione del presidio nell’assistenza sanitaria. «Non devo sforzare l’arto, però ci sono quasi: me ne rendo conto da sensazioni quasi impercettibili al cambio della fasciatura», dice con emozione l’insegnante 55enne di San Vitaliano, il 5 settembre un tremendo incidente stradale, trasportata d’urgenza al pronto soccorso. «Ho subito l’amputazione di un dito, e non uno qualsiasi», precisa. «Non riuscire a fare quasi nulla nel quotidiano, perché non si può più utilizzare il pollice è dura», interviene il meccanico, che elenca azioni banali a lungo impossibili, come afferrare un bicchiere pieno d’acqua o tenere un mazzo di chiavi. «Gesti che sembrano scontati, invece non lo sono affatto», rimarca.
LESIONI GRAVI
A Napoli la chirurgia della mano è avanzata, l’esperienza dovuta ai tanti feriti con i botti proibiti di Capodanno, giovani soprattutto, che riportano lesioni simili a quelle di guerra, tant’è che i chirurghi sono disponibili ad aiutare e accogliere anche gli ucraini mutilati nei combattimenti contro l’esercito russo, se serve. Radosavljevic ha esploso il petardo micidiale nella notte di San Silvestro 2020, perdendo in un colpo solo l’uso di entrambe le mani. Il 51enne di origine serba sarebbe rimasto totalmente invalido senza l’impianto in 3D composto da alluminio vanadio e titanio, fissato con viti angolari e placchette. «Nella protesi messa a punto assieme a un ingegnere biofisico, sono stati realizzati tre fori per inserire i tendini lesi, iniettare i fattori di crescita in modo da favorire l’osteointegrazione e permettere il movimento del pollice», chiarisce Caruso. Ma questa non è la vera peculiarità del presidio rispetto ad altri, anche più avveniristici ed esteticamente più belli proposti, ad esempio, in un centro di primissimo piano come Budrio. «Il modello dei Pellegrini costa meno dai 1000 ai 3000 euro, anziché gli oltre 25mila richiesti per le protesi super hi-tech mioelettriche, e sfrutta le potenzialità di muscoli e tendini residui, che altrimenti andrebbero ad atrofizzarsi per il mancato o scorretto uso», dice il professionista, che conclude: «Ecco perché tutte le protesi vengono personalizzate all’origine».