Presa/Un'armata multidisciplinare per battere le infiammazioni di tipo 2

Dall’asma bronchiale alla dermatite atopica, alcune patologie sono legate tra loro: le fanno scoprire biomarker specifici

Presa/Un'armata multidisciplinare per battere le infiammazioni di tipo 2
di Arcangelo Barbato
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Giovedì 13 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:51

Alcune patologie sono legate tra loro, perché sono accese, per così dire, da un’unica “scintilla”.

È il caso di malattie come l’asma bronchiale, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, la rinite allergica, la dermatite atopica, l’esofagite eosinofila. Tutte collegate a quella che gli esperti definiscono “infiammazione di tipo 2”. «Alcune cellule del sistema immunitario hanno la peculiarità di produrre citochine specifiche», spiega Oliviero Rossi, dirigente di I livello presso la SOD di Immunoallergologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze. «E sono proprio queste citochine (IL-4; IL-5; IL-13) a promuovere i danni a carico dei tessuti». Quindi, una base infiammatoria comune che sviluppa poi patologie differenti. «Non di rado, queste si manifestano anche in concomitanza. Ad esempio, nel 40% dei pazienti con asma grave può manifestarsi anche una rinosinusite cronica con poliposi nasale».

SPECIFICITÀ

 È quindi importante che i diversi specialisti lavorino insieme per la gestione ottimale del paziente. Rossi spiega che la formazione dei medici e la loro capacità di saper individuare la varie patologie di Tipo 2 è determinante. Un altro elemento comune a questo gruppo di patologie diverse è l’aumento di alcuni “segnali” (biomarker) specifici, quali ad esempio incremento degli eosinofili, aumentati livelli di ossido nitrico nel respiro esalato, aumento degli anticorpi IgE circolanti e altri. Questi biomarker, se accompagnati a sintomi specifici, devono sempre far accendere un campanello d’allarme nel medico che è chiamato a effettuare una diagnosi e a indirizzare il paziente anche verso differenti specialisti, in un approccio multidisciplinare.

Individuare precocemente il problema è essenziale anche considerando l’impatto che queste malattie hanno sulla qualità di vita. «Si pensi all’asma bronchiale o alla dermatite atopica, sono malattie che hanno un impatto drammatico sulla vita personale, lavorativa o scolastica dei pazienti, e spesso sulle loro famiglie».

LA SVOLTA

 Tutte le patologie scatenate da infiammazione di tipo 2 hanno un andamento cronico e possono dunque compromettere performance fisiche, rapporti sociali, qualità del sonno e produttività sul lavoro; se non adeguatamente trattate vedono spesso riacutizzazioni e ricoveri ospedalieri, oltre che un aumento di morbilità, mortalità, costi sociali e sanitari. Facile capire perché è di fondamentale importanza assicurarsi che il paziente rimanga “compliante” per tutta la durata della terapia, che nel caso delle patologie infiammatorie croniche può prolungarsi per anni o per tutta la vita. «Sino ad oggi, l’unica arma a disposizione di noi specialisti di queste malattie era legata a terapie a base di cortisone, che comportano tuttavia limitazioni al loro utilizzo legate alla comparsa di effetti collaterali nel lungo termine». Oggi invece esistono terapie innovative che intervengono su diverse componenti della cascata infiammatoria e sono potenzialmente in grado di indurre un controllo dei segni e dei sintomi e, di conseguenza, un miglioramento della qualità di vita, con un profilo di sicurezza accettabile anche nel lungo termine. «Grazie a queste nuove terapie – conclude il professor Rossi – riusciamo ad avere un’ottima compliance, perché sono farmaci che il paziente può gestire autonomamente presso il proprio domicilio e che vengono dispensati gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale. Una vera e propria rivoluzione». Di qui l’importanza, evidenziata poc’anzi, di un’attenta azione di aggiornamento da parte dei medici e la fondata speranza che, attraverso una maggiore consapevolezza dei pazienti, la storia naturale di queste malattie possa veramente cambiare. 

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