Se non adeguatamente trattatata, l'ipercolesterolemia familiare comporta un rischio 20 volte maggiore di insorgenza di maalttie cardiache precoci. Fondamentali sono, quindi, una diagnosi precoce e un trattamento adeguato e tempestivo.
Da queste premesse parte il progetto “Colesterolo, una questione di famiglia”, un'indagine promossa da Citatdinanzaattiva, attraverso le reti del Tribunale per i diritti del maalto e del Coordinamento nazionale delle associazioni dei maalti cronici, realizzata grazie al contributo non condizionato di Sanofi.
«Solo ciò che è misurabile è migliorabile. E l'indagine sull'ipercolesterolemia familiare ha proprio questo scopo: produrre evidenze, dal punto di vista dei citatdini e dei pazienti, sull'attuale organizzazione dei servizi, sulla capacità di presa in carico, sulle difficoltà che pazienti e familiari devono affrontare nella vita quotidiana dentro e fuori i servizi sanitari» afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
Rivolto ai pazienti è compilabile anche online sul sito www.cittadinanzattiva.it da giugno a settembre, l'indagine valuta le dislipidemie e l'ipercolesterolemia familiare, le difficoltà della persona e della famiglia, la prevenzione, la diagnosi, il percorso di cura, le gestione e il monitoraggio della patologia, la trapia el'umanizzazione delle cure.
Non sempre l'ipercolesterolemia è dovuta a cattive abitudini di vita. In Italia, molte persone convivono con livelli elevati di colesterolo Ldl, non a causa di un'alimentazione disordinata e ricca di grassi ma per una causa genetica. In questi casi si aprla di ipercolesterolemia familiare, una condizione erediatria che, nella forma più frequente (eterozigote), si stima colpisca nel mondo tra i 14 e i 34 milioni di eprsone, mentre in Italia potrebbero esserne affette circa 120.000/300.000 persone. Inoltre, i soggetti con ipercolesterolemia familiare hanno il 50% di possibilità di trasmettere la malattia ai figli.
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