Covid, meno trapianti e crollo di donatori «Italia indietro di 5 anni»

Covid, meno trapianti e crollo di donatori
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 10:49

Si continua a morire e ad aver bisogno di cure, a prescindere dal Covid. Alla conta dei danni che si è lasciato sulla strada il coronavirus Sars-CoV-2 vanno aggiunti anche quasi 400 trapianti in meno nel 2020. L'anno della pandemia ha fatto registrare un calo del 10% di questi interventi salvavita rispetto al 2019. È il quadro che emerge dall'ultimo report del Centro nazionale trapianti, diffuso oggi. «Una frenata brusca», spiegano dal Cnt, ma che si è «riusciti a contenere», se si guarda al bilancio finale che vede anche tante prime volte e regioni fra le più colpite come la Lombardia mantenere numeri molto alti, pur nello tsunami Covid. Sono stati 3.441 gli interventi effettuati nel 2020, 373 in meno rispetto al 2019 (-9,8%).

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Il calo di trapianti è lo specchio del calo delle donazioni, una voce su cui pesa la saturazione delle terapie intensive, trincea della lotta a Covid-19, ma anche luogo in cui avvengono i prelievi di organi e tessuti necessari ai trapianti. Nel 2020 le segnalazioni di potenziali donatori in rianimazione sono calate dell'11,5% rispetto al 2019 e questo ha portato a una diminuzione del 10,4% dei prelievi da deceduti (1.236 contro 1.379 dell'anno prima). A questo si aggiunge una diminuzione più consistente delle donazioni da vivente (294, cioè -19,2%), che hanno scontato - trattandosi di attività chirurgica programmabile - il rallentamento maggiore. Il risultato finale è un tasso di 20,5 donatori per milioni di abitanti, che «riporta l'Italia indietro di 5 anni», fa notare il Cnt: era dal 2016 che questo indicatore era stabilmente sopra quota 21 (l'anno scorso 22,8). 

La Toscana si conferma la regione col più alto tasso di donazione (42,6 donatori per milione di abitanti), ma è anche tra quelle che hanno rallentato di più. In controtendenza la crescita di due regioni: il Piemonte, da 30,4 a 32,8 donatori per milione, e la Sicilia che, pur con un tasso molto basso (9,2), è l'unica realtà meridionale ad aver migliorato la propria situazione nel 2020.

Nell'anno appena concluso, scende il tasso di opposizione al prelievo nelle rianimazioni, passato dal 31,1% del 2019 al 30,2% del 2020.

Il risultato migliore è in Emilia Romagna, dove l'opposizione è «solo al 22,5%», mentre, pur rimanendo critica la situazione in tutto il Sud, vengono segnalati i «notevoli passi avanti» della Campania, che migliora di oltre 7 punti percentuali (41,3% di opposizioni contro il 48,8% del 2019) e della Sicilia, che nel 2020 scende al 45,2% dal 49,6% del 2019.

Nel complesso il Cnt parla di «sostanziale tenuta della Rete trapiantologica davanti all'onda d'urto dell'emergenza sanitaria». Dei 3.441 trapianti del 2020, grazie agli organi di donatori deceduti ne sono stati eseguiti 3.146 (-303, cioè -8,8% rispetto a un anno fa). Nel dettaglio, sono i trapianti di polmone quelli che hanno avuto il calo percentuale più consistente nell'anno di Covid (-24,5%, 116 in meno). I trapianti di rene sono stati 1.907 (-10,8%), quelli di fegato 1.201 (-7,8%), stabili i trapianti di cuore (239, -2,4%) e quelli di pancreas (42, stesso numero dell'anno precedente).

La regione che ha effettuato più interventi è la Lombardia (652), seguita da Veneto (557), Piemonte (444) ed Emilia Romagna (391): «Un risultato significativo - osserva il Cnt - dato che i sistemi sanitari di queste realtà sono stati colpiti dall'emergenza fin dalla prima ondata». A risentire più pesantemente degli effetti della pandemia è stata l'attività riguardante i tessuti umani: le donazioni sono calate del 31% e i trapianti del 22,5% (4mila in meno rispetto all'anno scorso), una diminuzione che ha colpito tutti gli ambiti di intervento, in particolare la cornea (prelievi -29,2%, trapianti -42,2%) e l'osso (prelievi -41,7%, mentre i trapianti sono rimasti stabili), segnala il report 2020 del Cnt.

La pandemia non ferma la crescita inesorabile dei no alla donazione degli organi. Nel 2020 le opposizioni espresse dagli italiani che hanno dichiarato le proprie volontà hanno raggiunto quota 33,6%, arrivando a rappresentare un terzo del totale. «È la percentuale più alta di sempre», viene segnalato nel report 2020 del Centro nazionale trapianti, in cui si ricorda che nel 2019 i no erano il 32,5%. Un trend che «preoccupa», evidenzia lo stesso direttore del Cnt, Massimo Cardillo, soprattutto pensando al lungo periodo. L'effetto Covid si è abbattuto in particolare su un fronte del sistema trapiantologico, fanno notare gli autori del rapporto: la registrazione della volontà alla donazione. Sono state 1.960.705 le nuove dichiarazioni rilasciate nei Comuni italiani nell'anno di Sars-CoV-2, mentre nel 2019 erano state oltre 2,4 milioni. Ma a pesare, analizzano gli esperti, sono state la chiusura dei servizi anagrafici durante il primo lockdown e la decisione del Governo di prorogare la scadenza dei vecchi documenti d'identità. In totale, ad oggi le dichiarazioni presenti nel Sistema informativo trapianti sono quasi 9 milioni, di cui oltre 6,5 milioni di consensi. Qual è la fascia d'età da cui arrivano più no? Dal rapporto emerge che sono soprattutto gli over 60: in questa fascia il tasso di opposizione medio va dal 35,2% dei 60-70enni al 63,6% degli ultraottantenni, in un crescendo che accompagna l'aumentare dell'età. Mentre una risposta diversa arriva dalle generazioni più giovani: nel dettaglio si rileva tra i giovani adulti la propensione più alta a donare gli organi. Tra i 30-40enni il tasso di consenso sfiora il 75%. Guardando ai due sessi sono le donne ad essere più generose, con un'opposizione ferma al 29,8% contro il 32,2% tra gli uomini.

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«Non possiamo nascondere la preoccupazione per l'aumento delle opposizioni alla donazione» degli organi «raccolte al rinnovo delle carte d'identità: si tratta di un dato che rischia di essere insostenibile sul lungo periodo ed è tempo di affrontare strutturalmente il problema rafforzando l'informazione ai cittadini». È il monito di Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale trapianti, nel giorno in cui il Cnt presenta il suo report 2020, un anno segnato dalla pandemia, che ha avuto un impatto anche su questa rete salvavita. «Nello tsunami del Covid - tira le somme Cardillo - la Rete trapiantologica ha dimostrato tutta la sua solidità, mantenendo sempre in funzione la macchina delle donazioni e dei trapianti e addirittura - fa notare - mettendo a punto nuovi interventi e protocolli innovativi a livello mondiale».

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