Ospedali, ricoveri diminuiti dell' 1,7% nell'anno prima che scoppiasse la pandemia

Ospedali, ricoveri diminuiti anche nell'anno prima che scoppiasse la pandemia
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Martedì 19 Gennaio 2021, 12:58 - Ultimo aggiornamento: 17:58

I ricoveri, nell'anno pre pandemico, sono calati dell'1,7%, 145.694 in meno per la precisione. Nel 2019 sono stati 8.193.592 i ricoveri negli ospedali italiani, con un calo dell'1,7% rispetto agli 8.339.286 del 2018. Complessivamente, considerando i ricoveri per acuti, riabilitazione e lungodegenza, il numero di giornate trascorse in ospedale è passato da 58.414.387 del 2018 a 57.714.560 del 2019 con una riduzione di circa l'1,2%.

A scattare la fotografia di una «significativa deospedalizzazione» indice di «maggior efficienza nell'uso delle risorse», è il Rapporto sull'attività di ricovero ospedaliero 2019, pubblicato dal Ministero della Salute. Il rapporto si basa sulle Schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) e descrive in modo completo l'attività di ricovero e cura degli ospedali pubblici e privati in 'epoca pre-Covid'.

Rispetto all'anno precedente, la riduzione più consistente i ricoveri per acuti in regime ordinario (dimissioni -2,2%, giornate -1,5%); seguono i day hospital (dimissioni -0,8%, giornate/accessi -2,5%) e la riabilitazione in regime ordinario (dimissioni -0,1%, giornate sostanzialmente invariate).

A confermare la riduzione dell'attività erogata dagli ospedali è il tasso di ospedalizzazione per acuti, che, nel 2019 si riduce da 120,5 a 117,9 dimissioni per 1.000 abitanti ma con un «discreta variabilità regionale».

La percentuale di ricoveri ordinari fuori regione si mantiene costante: a livello nazionale quella per pazienti acuti nel 2019 è dell'8,3% ma arriva al 9,4% per ricoveri di bambini tra 0-7 anni e al 10% per chi ha una diagnosi di tumore. In particolare, la mobilità interregionale per la chemioterapia è pari al 16% e per la radioterapia al 28,7%.

La mobilità interregionale negli ultimi otto anni (2010-2018) però aumenta. La mobilità per acuti in regime ordinario passa da 7,4% a 8,3%, la mobilità per acuti in regime diurno passa da 7,4% a 9,4%, la mobilità per riabilitazione in regime ordinario passa da 14,7% a 16,3%, la mobilità per riabilitazione in regime diurno passa da 9,2% a 10,4%, e, infine, la mobilità per lungodegenza passa da 4,7% a 5,9%.

Complessivamente, il 2019, vede «una significativa deospedalizzazione, con un miglioramento dell'appropriatezza organizzativa e dell'efficienza nell'uso delle risorse ospedaliere». Rispetto al 2018 si osserva, infatti, un aumento della percentuale di regime diurno in 69 dei 108 Diagnosis-related group (DRG) a rischio inappropriatezza, come i ricoveri per diabete scompensato, per asma nell'adulto o per insufficienza cardiaca.

Analizzando il trend della remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero a carico del SSN negli anni 2010-2018, si registra una graduale riduzione: si passa da 30,9 miliardi di euro nel 2010 a 28,4 miliardi nel 2018 (con un incremento dello 0,7% rispetto al 2017). In particolare, per l'anno 2018 la remunerazione complessiva si attesta a circa 26 miliardi di euro per l'attività per acuti (di cui 23,7 miliardi di euro in regime ordinario e 2,3 miliardi di euro in regime diurno), circa 2 miliardi di euro per l'attività di riabilitazione (di cui 1,9 miliardi di euro in regime ordinario e 84,2 milioni di euro in regime diurno), e circa 349,8 milioni di euro per l'attività di lungodegenza, per un totale di circa 28,4 miliardi di euro complessivi.

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