La dissimulazione onesta

di Mario Ajello
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Giovedì 15 Gennaio 2015, 12:05 - Ultimo aggiornamento: 12:06
"Io? Io no". "Io? Giammai!". "Io? Suvvia....". "Io? Non sum dignus!". Hanno capito tutti che bisogna fare così. Non esserci, fingere di non interessarsi, darsi alla macchia in queste settimane di elezioni del nuovo presidente.



Se davvero vuoi quella poltrona, non darlo a vedere. E allora trionfa la dissimulazione onesta (quella genialmente spiegata a suo tempo dal trattatista seicentesco Torquato Accetto) tra tutti quelli - una ventina tra candidati e auto candidati - che bramano infinitamente di succedere a Napolitano.



Dissimulano di essere superiori alle bassezze del mondo (il potere? non mi interessa) o si stanno concentrando in silenzio sulla strategia vincente per prendere meglio la rincorsa e aggiudicarsi la gara mangiando poi la mela dell'assunzione al Colle come se gli fosse caduta in bocca per caso o, per i candidati cattolici, grazie allo spirito santo.



Giulio Andreotti diceva: "Il segreto per essere eletti è essere presenti con la propria assenza". E guarda caso, tutti i pretendenti al posto di Napolitano sono apparentemente spariti dalla scena in queste ore. Così, al Quirinale andrà l'onorevole o il professore o il notabile Missing.