Va detto che il meno interessato alla questione sarebbe proprio Cerami. Ce lo ha spiegato in una delle sue ultime poesie, scritta quando ormai sapeva di essere vicino alla partenza: di fronte a un monumento, una delle mille statue che celebrano eroi armati di chissà quale epoca dimenticata, il poeta si dichiara indifferente: “Continuo a pensare/ - non so tu -/ che le uniche celebrazioni/ dovrebbero essere consacrate/ solo a ciò che si muove./ Che so, alle stelle, ai corpi che camminano,/ agli uccelli che volano/ ai pesci che respirano anche nell’acqua./ A quel piccione che sosta sulla spada di gesso.” Il monumento a Cerami sono i vivi. È la gente di Roma, che lui ha saputo raccontare come nessun altro.
(Nella foto: Vincenzo Cerami, poeta, romanziere, drammaturgo e sceneggiatore)
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