I jihadisti hanno già attaccato la Capitale

di Pietro Piovani
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Giovedì 8 Settembre 2016, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 01:28
Il terrorismo faceva + vittime in occidente in anni 70-80 ma oggi abbiamo + paura. Perché?
@Leonardobecchet

I terroristi arabi hanno attaccato a Roma. Si sono presentati alle 8 di mattina all’aeroporto di Fiumicino, hanno lanciato bombe a mano contro i viaggiatori in coda al check-in, poi hanno cominciato a fare fuoco con i mitra: alla fine si sono contate tredici vittime, oltre a un centinaio di feriti. A sparare sono stati quattro giovani palestinesi, tre sono morti nello scontro a fuoco con la polizia mentre il quarto è stato arrestato.
Il fatto raccontato è tutto vero, solo che è successo trenta anni fa. Molti romani se ne sono dimenticati, e tra i più giovani sono pochi quelli che ne hanno sentito parlare. Fu un evento terribile, così come era stato terribile l’assalto armato alla Sinagoga compiuto tre anni prima da altri cinque estremisti arabi (quasi tutti ancora oggi senza un nome) che rubarono la vita a un bambino di 2 anni, Stefano Gaj Taché, e ferirono 37 persone. La paura del terrorismo islamico, quella stessa paura che oggi incombe su tutti i nostri pensieri e che infesta i nostri peggiori incubi, non molto tempo fa era per noi romani la realtà quotidiana, un orrore con cui eravamo abituati a convivere. I dati ci dicono che negli anni 80 in Europa avvenivano più attentati di oggi: in quel decennio si contarono quasi 3 mila morti fra jihadismo e terrorismo politico di matrice rossa o nera, nel decennio attuale siamo per ora intorno a 500 (includendo i 77 uccisi da Breivik a Utoya). Eppure non siamo mai stati spaventati come oggi, e nessuno sa davvero spiegare il perché.

pietro.piovani@ilmessaggero
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