Quella grande nostalgia per gli hotel sempre pieni

Quella grande nostalgia per gli hotel sempre pieni
di Mauro Evangelisti
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Sabato 21 Marzo 2020, 00:27
Che malinconia i grandi hotel del lusso, le lobby luccicanti, marmi e tappeti, roof con vista sui tetti della Capitale, ma anche gli alberghi più smart ed economici dove fino a qualche tempo fa passavano backpakers di tutto il mondo, avventurosi, allegri e dinamici. Vuoti. Silenziosi. O quasi: secondo Roberto Necci, presidente del Centro Studi di Federalberghi Roma, solo il 3 per cento delle stanze sono occupate, la grande maggioranza delle strutture ha chiuso, «viene garantita solo una meticolosa vigilanza e poco altro, per essere pronti a ripartire quando sarà possibile». E tra i pochi che ancora resistono, vi sono hotel con 300 stanze e solo tre ospiti. Non era mai successo. Si dirà: pensate alle stanze degli hotel a 5 stelle deserte, alle vasche jacuzzi inutilizzate, mentre la gente si sta ammalando e muore. Vero. E sono giuste le misure di contenimento per rallentare il virus. Ma quando tutti insieme saremo usciti da questo lungo tunnel, bisognerà ricordare che a Roma ci sono oltre mille hotel, con l’indotto significa lavoro per 200mila persone. «E saremo gli ultimi a ripartire» osserva Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma. Una ricerca di Cerved prevede nel 2020 perdite del 37,5 per cento a causa del coronavirus. E forse è perfino ottimista.
 
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