Carbonara o matriciana, se la cucina romana è buona il merito è dei romani di oggi

Carbonara o matriciana, se la cucina romana è buona il merito è dei romani di oggi
di Pietro Piovani
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Lunedì 3 Aprile 2023, 06:00

Ciclicamente riemerge la polemica sulla genesi della carbonara e della matriciana, con i consueti toni da battaglia del Piave. In passato in questa rubrica si è osato mettere in dubbio l’attendibilità di certe ricostruzioni storiche in materia di gastronomia romana, ma quando si scrivono queste cose si viene investiti da una grandinata di contumelie che arrivano fino alle minacce fisiche. Non sorprende che stavolta ci sia finito sotto il professor Alberto Grandi, storico dell’alimentazione, colpevole di aver ricordato la nascita molto recente della carbonara, probabilmente per una contaminazione tra cucina italiana e ingredienti americani, e di aver smentito l’origine amatriciana della matriciana, oltre che l’esistenza di una “vera” ricetta primigenia (Aldo Fabrizi ci metteva la cipolla, l’aceto e lo zenzero!). Romani e reatini si indignano come se gli avessero offeso un parente.

C’è chi scrive sui social: «Quando è stata scoperta l’America a Roma si mangiava la carbonara da 2 secoli almeno», sebbene della ricetta non si trovino tracce prima degli anni Cinquanta, e nei ricettari di quell'epoca si prevedeva l'uso dell'aglio e del gruviera. La formula che oggi molti considerano obbligatoria, con l'uso del pecorino e del guanciale, è un'acquisizione degli ultimi anni, e lo stesso vale per la matriciana. E a pensarci bene, il fatto che i piatti riconosciuti in tutto il mondo come specialità romane siano un’invenzione moderna dovrebbe essere un vanto. Quelle ricette sono un prodotto del genio e del lavoro dei romani di oggi, invece che l’ennesimo patrimonio lasciatoci in eredità dai nostri antenati. Siamo noi, non i nostri avi, i veri padri della cucina romanesca.

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