Altro che Africa, la natura selvaggia è a Cinecittà

Altro che Africa, la natura selvaggia è a Cinecittà
di Pietro Piovani
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Giovedì 4 Agosto 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:02
Sul Messaggero la tenera storia
del gabbiano che “va a spasso
con il topolino a ridosso dei cassonetti”.
Cinecitta’ si conferma la fabbrica dei sogni

Erica Battaglia

C’è chi, volendo ammirare da vicino lo spettacolo della natura selvaggia, se ne va in vacanza in luoghi lontani ed esotici. Pochi sanno che anche Roma è una grande riserva naturale dove ogni giorno si possono scoprire tante piccole meraviglie della fauna e della flora. Grazie a un libro uscito lo scorso anno, “Roma selvatica” di Antonio Canu, abbiamo scoperto di vivere nella città che ha il più alto grado di biodiversità in Europa, oltre ad essere il più grande comune agricolo del continente, con due terzi della superficie occupati dal verde. Nel territorio della capitale vivono 1.649 specie di piante superiori (tra cui ben 182 diversi cereali), 5 mila specie di insetti, 121 di uccelli, 22 di pesci, 16 di rettili e 39 di mammiferi.

Non si creda che la natura sia relegata nella cintura verde che circonda la città: piante e animali si insinuano nella metropoli, anche se ce ne accorgiamo di rado. Lo sa meglio chi abita sul lungotevere, soprattutto a Roma Nord, dove il fiume porta spesso lunghi serpenti e strani uccelli, o dove può succedere di incontrare, tra le automobili parcheggiate, un grosso istrice di quelli che persino in campagna si vedono raramente. Poi naturalmente ci sono i cinghiali, le volpi e tutti quei mammiferi che, diventando sempre più numerosi nei boschi italiani, ormai non hanno paura di spingersi dentro i centri abitati.

E poi ci sono le specie che accompagnano la nostra vita quotidiana, corvi, pappagalli, formiche ciccione, topi giganti, che ci offrono scene crude come quella riportata nei giorni scorsi da Laura Bogliolo sul Messaggero: il gabbiano che sbrana un ratto tra i rifiuti e i cassonetti di Cinecittà. Per contemplare la natura e le sue spietate leggi non c’è bisogno di abbonarsi al National Geographic, basta aprire il nostro giornale.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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