Incredibile: a Roma c'è gente che la sera va a teatro

di Pietro Piovani
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Mercoledì 19 Febbraio 2014, 23:36 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 13:06
Io parlo di persone in carne e ossa. Nei piccoli centri come nelle grandi citt. Musei, teatri, concerti: pieni.



@monicaguerritor



Anche questa sera, come tutte le sere, in città andranno in scena circa sessanta diverse rappresentazioni teatrali. Lo riscriviamo in cifra affinché si possa apprezzarne meglio la dimensione: 60 sipari che tutte le sere si alzano a Roma. All'interno di questo numero è contenuto di tutto: ci sono i Cechov e gli Shakespeare, ma c'è pure la commedia di Vincenzo Salemme, il musical su Wojtyla e titoli decisamente fantasiosi tipo: “Come un sorcetto nel Camembert”. Sta di fatto che ogni sera una folla di romani stimabile mediamente tra le cinquemila e le diecimila persone rinuncia al divano, si organizza per uscire di casa e si dà appuntamento in una delle tante sale della città. Qualcosa li spinge ad affrontare le intemperie, l’angosciosa ricerca di un parcheggio, nonché la spesa per i biglietti che di questi tempi non è mai indolore. Quel qualcosa è il piacere irrinunciabile di prendere parte a una forma di comunicazione che a tutt’oggi resta la più interattiva mai inventata dall’uomo. Certo, la vita teatrale romana non è paragonabile a quella di Parigi o Londra o Berlino, e certo con i tagli ai fondi pubblici l’offerta di spettacoli negli ultimi anni si è ridotta. Ma non è un motivo valido per ignorare l'esistenza di questa moltitudine di cui nessuno parla mai, sebbene sia stato calcolato che il pubblico degli spettacoli dal vivo in Italia ha superato quello degli stadi. Si parla sempre del «popolo della rete», ma ogni tanto bisognerebbe ricordarsi anche del popolo delle platee. Che questa settimana anziché guardare Sanremo sceglierà uno tra i sessanta teatri aperti nella capitale: all’Opera per esempio c’è la “Manon Lescaut”, mentre al Puff è in cartellone il suggestivo titolo: “Euro meglio prima... Ci hanno fatto il Cud”.



pietro.piovani@ilmessaggero.it