Quei pignoli di cuore che salvano le vite

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 18 Luglio 2014, 21:19 - Ultimo aggiornamento: 23:59
Malore, salvato

nel campo da rugby

dal defibrillatore


@Rugbymeet



Nel 2006 un ragazzo di sedici anni, Giorgio Castelli, mentre si allenava con la sua squadra morì in un campo di calcio di Tor Sapienza, per un arresto cardiaco. Non c’era un defibrillatore e non fu possibile salvarlo. Si legge sul sito della Fondazione (www.gc6.org) che il padre Vincenzo ha creato perché casi come quello siano sempre di meno: «Giorgio morì tra le braccia del fratello gemello Alessio e del fratello maggiore Valerio, sotto lo sguardo attonito dei compagni».



Da allora la fondazione ha donato a società sportive, oratori e scuole 350 defibrillatori e formato, in collaborazione con il 118, circa 8.000 persone che ora sanno come intervenire. Qualche giorno fa a Forlì, durante un’amichevole della squadra di rugby di C1, il genitore di un giocatore ha avuto un arresto cardiaco. Due anni prima il presidente della società, che è un tipo pignolo, di quelli che se da giovane andavi in vacanza con lui per far baldoria ti rimproverava per le gocce d’acqua lasciate sul lavandino nella stanza dell’hotel, s’impuntò: dobbiamo comprare un defibrillatore.



Per le società dilettantistiche sarà obbligatorio solo nel 2016, ma lui ruppe le scatole a tutti, organizzò una raccolta di fondi e aggiunse qualche euro pure di tasca sua. Così quando il genitore del giocatore si è sentito male, al campo c’era un defibrillatore. L’uomo è stato salvato ed ora sta bene. A volte si fanno cose giuste in memoria di un figlio perduto. Altre perché semplicemente si è pignoli, pedanti perfino in vacanza, ma alla fine salvi una vita.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it

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