I "curricoli", i Pof e il burocratese della scuola

di Pietro Piovani
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Mercoledì 20 Maggio 2015, 23:52 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 16:17
L'Italia...e' una Repubblica... Fondata...sui POF...

@TotoDinoi




Le seguenti righe si possono leggere sul sito dell’Istituto comprensivo Mahatma Gandhi di San Basilio: «Le Nuove Indicazioni Nazionali, nell’ottica della verticalizzazione dei saperi e delle competenze, hanno invitato tutti gli Istituti Comprensivi all’elaborazione del curriculum verticale. Il Curricolo delinea, dalla scuola dell’Infanzia, passando per la scuola Primaria e giungendo infine alla scuola Secondaria di I grado, un processo unitario, graduale, coerente e progressivo delle tappe e delle scansioni d’apprendimento dell’allievo, in riferimento alle competenze da acquisire e ai traguardi in termini di risultati attesi». Il testo è tratto dal Pof (“Piano di offerta formativa”), documento che si affianca al Pei (“Piano educativo individualizzato”), al Pdf (“Profilo dinamico funzionale”) e al Pdp (“Piano didattico personalizzato) per i bambini con Bes (“Bisogni educativi speciali”) o con Dsa (“Disturbi specifici di apprendimento”).



È il linguaggio che si usa in tutte le scuole italiane, un burocratese impreziosito dai tecnicismi delle scienze pedagogiche. La scuola è diventata una fabbrica di pagine e parole senza significato, di fogli da accatastare negli archivi elettronici e cartacei, lunghissimi testi articolati in paragrafi e sottoparagrafi, schemi, grafici e tabelle elaborate in Excel. La produzione di questa monumentale opera dedicata al nulla assorbe molte ore del lavoro degli insegnanti, i quali talvolta per risparmiare tempo scelgono la scorciatoia di copiare i Pof e i Pei e i Pdp già scritti da altri colleghi.



Una futura riforma della scuola – ogni governo ne fa una - dovrebbe abolire i documenti inutili, vietare i testi più lunghi di due pagine, bandire gli acronimi, organizzare corsi di scrittura semplice per i docenti e soprattutto per i funzionari del ministero, primi responsabili di questo assurdo spreco di carta, tempo e soldi. Ma probabilmente anche contro una riforma del genere i professori e gli studenti scenderebbero in piazza, come già hanno fatto con tutte le altre.



pietro.piovani@ilmessaggero.it