«Sono appena tornata dall’Ucraina - dice Natalia - è un inferno». E’ una storia che incomincia appena scoppiata la guerra, quella di una decina di donne coraggiose ucraine con prole al seguito, provenienti dai teatri più remoti della guerra russo-ucraina, che a marzo sono arrivate ad Ostia Antica. Una permanenza durata soli pochi mesi, fino al 27 agosto, quando sono ritornate dai loro affetti, genitori, mariti, fratelli, troppo forte il richiamo della loro terra anche se insanguinata. «Non ce la facevano a restare separate dai loro mariti e genitori - dice Natalia che vive a Roma da 24 anni sposata con un italiano - anche sapendo del pericolo che correvano con i loro figli sono volute ritornare a casa». Natalia è ritornata Leopoli il suo paese natale per rivedere ad una ad una quelle mamme coraggiose e i volti di quei bambini che ormai resteranno segnati a vita (da due anni di pandemia e uno di guerra) ritornate a dare coraggio e forza al loro popolo sotto i bombardamenti e con i generatori perennemente accesi.
Le bombe, i bambini e la forza delle mamme
«Sono stata a Leopoli per tre mesi dove ho i miei cari e sono andata a trovarle tutte, le ho riviste stanno bene ma soffrono per questo condizione che non ha fine, dovevo andare non potevo non sapere».
Adesso la loro vita continua in Ucraina con la scuola dei bimbi spesso interrotta dagli allarmi che li porta a casa o nei bunker, con le messe nelle chiese che continuano nonostante i bombardamenti con enormi generatori sempre accesi dovunque: «C’erano tantissime ragazze giovani con i loro bambini oltre a mia nuora Olga con i suoi figli - ricorda Natalia i giorni passati insieme nella città lidense (i nomi e le età non li scriviamo su richiesta per paura che possano essere rintracciate dai russi in Ucraina, ndr) sono andata a trovarle a Leopoli, Kiev, Ivano-Frankivs'k (a sud di Leopoli), Chmel'nyc'kyj (a sud ovest di Kiev) e a Rivne (sempre a ovest di Kiev), tutte. Ho potuto vedere che i bambini vanno a scuola ma non in quelle di prima perchè sono tutte minate adesso le hanno spostate, i bombardamenti, in questi ultimi tre mesi a Leopoli non sono mai smessi neanche a Natale, sono arrivate bombe sulle centrali elettriche che sono anche dentro a città, infatti siamo stati 3 giorni senza corrente, quando camminavo in centro sembrava stare dentro un cantiere macerie ovunque e centinaia di generatori accesi 24 ore su 24.
Mio fratello è militare e sta a Kiev e lì c’è una distruzione immensa, adesso sono rientarata da 3 giorni e contino a sentire tutti familiari e amici anche due volte al giorno. Ormai la gente che vive lì si è abituata alle bombe, anche se è una cosa brutta a dirla. Un giorno ero in chiesa e quando è arrivato l’allarme nessuno si è scomposto tutti hanno continuato a pregare, è dura per chi vive lì noi dall’Italia spesso non riusciamo a capire». Natalia continua a raccontare con gli occhi lucidi : «A Natale i bambini non mi hanno chiesto giocattoli ma solo pace e questo mi ha distrutto non me lo aspettavo dai più piccoli non sono sereni - conclude Natalia singhiozzando - rivogliono la libertà che avevano prima, sono stanchi». La speranza quella di tutti, è che questo conflitto abbia presto fine.