Vaccino agli under 60, nel Lazio si cambia solo con l’ok del medico

Vaccino agli under 60, nel Lazio si cambia solo con l ok del medico
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 9 Aprile 2021, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 11:56

Mentre i sanitari no vax, ormai pentiti, finiscono nelle liste dei panchinari delle dosi, le Asl di Roma si stanno attrezzando per mettere in pratica le indicazioni dell’Ema e del Cts sul vaccino AstraZeneca, considerato sicuro, ma raccomandato in via preferenziale agli over 60. Che succede quindi a vigili, prof e agenti delle forze dell’ordine sotto ai 60 anni rimasti in attesa della puntura?

Potranno cambiare il tipo di siero, ma solo se il medico dell’hub darà l’ok. Non ci sarà un automatismo, perché appunto le linee guida dell’ente di controllo europeo e del nostro comitato tecnico-scientifico hanno confermato l’efficacia e la sicurezza del farmaco anglo-svedese. L’utilizzo sopra ai 60 anni è solo consigliato. «Abbiamo deciso di rafforzare il triage - spiega Giorgio Casati, direttore generale dell’Asl Roma 2 - I vaccinandi in condizioni cliniche di rischio potranno avere Pfizer, gli altri no».

Il cambio di preparato, almeno in questa fase, interesserà una platea ridotta: la stra-grande maggioranza delle prenotazioni già fissate riguarda gli ultra-sessantenni. Il 57% degli over80 ha completato il ciclo vaccinale, con tanto di richiamo. Gli hub finora hanno somministrato a 202.631 ultra-settantenni almeno una dose e dalla mezzanotte aprono le liste di prenotazione per i 63-62enni, altra categoria che può ricevere AstraZeneca senza limitazioni.

Gli unici under 60 negli elenchi delle Asl, ad oggi, sono gli appartenenti alle categorie prioritarie non ancora immunizzati: prof, bidelli e impiegati della scuola, agenti delle forze dell’ordine, vigili urbani. Chi ha già ottenuto la prima iniezione, continuerà con AstraZeneca, il richiamo non può variare. Gli altri invece potranno avere Pfizer, se il medico del triage lo riterrà opportuno.


A CHIAMATA
Altra novità: tanti sanitari che avevano rifiutato il vaccino a gennaio e febbraio, ora ci hanno ripensato. Sarà un caso, ma da quando il decreto sull’obbligo vaccinale è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, i centralini delle Asl sono stati bersagliati di telefonate da parte dei no-vax pentiti. Probabilmente perché la norma varata dal governo Draghi è molto netta: chi non si vaccina, rischia di essere sospeso, senza paga, fino al capodanno del 2021 o comunque di essere demansionato, con una sforbiciata corposa allo stipendio. «Da quando è entrato in vigore il decreto, ci chiamano di continuo, anche sul cellulare privato», ha raccontato Simona Ursino, direttrice del Sisp (Servizio di Igiene e Sanità pubblica) dell’Asl Roma 4.

I no-vax convertiti adesso vengono convocati come riservisti: ricevono l’iniezione se a fine giornata avanzano dosi. «Abbiamo iniziato a chiamarli come “panchinari”, insieme agli over 70 già in lista e agli appartenenti delle forze dell’ordine», racconta Aldo Benevelli, il direttore della Prevenzione dell’Asl Roma 3. «Stiamo rispettando le indicazioni del commissario Figliuolo, che ha stabilito di destinare le dosi avanzate a chi è disponibile, secondo le priorità individuate. E tra queste c’è il personale sanitario». Oltre il 96% dei medici e degli infermieri si è vaccinato alla prima tornata, mentre la percentuale cala molto, intorno al 60%, per gli operatori socio-sanitari che lavorano nelle Rsa e nelle case di riposo, a contatto con gli anziani, i soggetti più fragili.

 
GLI OSPEDALI
I contagi ieri sono tornati a salire: su 38 mila tamponi tra antigenici e molecolari, sono stati registrati altri 1.240 positivi (+159), di cui 500 a Roma, 37 decessi (-10) e 1.834 guariti. L’indice Rt del Lazio si abbassa di quasi un decimale, attestandosi a 0.9, motivo per cui la regione rimarrà arancione. «Ma la pressione sugli ospedali rimane alta», avverte l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. 
 

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