A gennaio 2020 il Campidoglio di allora, a guida Raggi e 5Stelle, prevedeva di posare la prima pietra del cantiere entro la prima metà di quest’anno. In realtà, sarà impossibile arrivare ad avere la linea aperta e funzionante per il Giubileo del 2025 e scatta l’allarme in commissione Mobilità. A fermare la trasformazione del trenino Termini-Giardinetti nella nuova tranvia gialla - quella che i grillini avevano ribattezzato metro G - ci pensa la Soprintendenza, che pone il veto per vincoli archeologici. Un danno sia per il Giubileo sia per l’Expo 2030 visto che Tor Vergata è fondamentale per entrambi i progetti.
Il progetto
Andiamo per ordine.
La doccia fredda
In Commissione Mobilità invece arriva la doccia fredda: la Soprintendenza pone il veto sui nuovi capolinea. Di conseguenza i tempi si allungano a dismisura: fermi tutti e ancora una volta la città si trasforma in un museo. Capolinea di Termini: problemi per il passaggio del tram nei pressi del Tempio di Minerva. Che poi è dove passa oggi il trenino senza che risultino agli atti prese di posizione della Soprintendenza. Per accontentare l’ennesimo no, i tecnici del Dipartimento Mobilità sono disposti a procedere «a binario unico allontanandoci dall’area del Tempio» e creando così una strozzatura sul percorso e sulla velocità di trasporto. Ma poi c’è il problema di Porta Maggiore: «Il dubbio - hanno spiegato in Commissione i funzionari del Campidoglio - era che la Soprintendenza non volesse far passare il tram sotto gli archi della Porta. Stiamo cercando delle soluzioni». Come per il Tempio di Minerva, i trenini di oggi già passano sotto gli archi.
Se per creare il nuovo capolinea di Termini, le prescrizioni della Soprintendenza vengono giudicate superabili dal Campidoglio, ancor più complesso (e disperato) appare il caso dell’altro capolinea, quello di Tor Vergata. Qui il problema è costituito da un vero e proprio vincolo archeologico che ricade nella zona di Tor Vergata. Nella tratta nuova il tracciato individuato, sostiene la Soprintendenza, va a cozzare con la presenza di aree a forte vincolo archeologico per preesistenti ville romane. Decisamente molto più serio e da preservare sperando che, per una volta, ciò che blocca lo sviluppo della città nel settore dei trasporti sia portato alla luce e reso fruibile ai cittadini e non rimanga solo un ostacolo nascosto.
«Dobbiamo trasformare l’attuale trenino in un tram almeno fino a Giardinetti. Non bloccheremo tutta l’opera per il veto della Soprintendenza», ha spiegato l’assessore ai Trasporti, Eugenio Patané. Però i tempi si allungano: «Il progetto definitivo è ancora fermo», chiariscono i tecnici capitolini, «dobbiamo superare questi blocchi posti dalla Soprintendenza e aspettiamo di ricevere dal Ministero dei Trasporti lo schema di convenzione».