Roma, autisti Atac sul ring: al via i corsi di autodifesa

Roma, autisti Atac sul ring: al via i corsi di autodifesa
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 29 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:59

Dopo venti minuti a sgambare sul tappeto, Felice, 50 anni, si arena sulla corda elastica del ring: «Aò, sò stremato, basta». Lo spirito della tigre ricamata sui pantaloncini da combattimento sembra un po’ infiacchito. «Ma la prima lezione è così, è normale», lo rincuora il maestro, Ennio Della Bianca, 50 anni anche lui, romano ma devoto al Muay Thai, la boxe thailandese, «detta la disciplina delle “otto armi” - spiega - perché oltre ai calci e ai pugni, si danno ginocchiate e gomitate».

È il primo insegnante degli autisti Atac arcistufi di prendere schiaffoni, se non va peggio, sui bus; episodi che si moltiplicano, soprattutto ora, con le regole Covid difficili da far rispettare, pensiamo alle distanze di sicurezza sui bus stracolmi. L’ultimo caso, domenica, quando un passeggero, al capolinea del 105 a Centocelle, se l’è presa a suon di sberle col conducente che lo aveva rimproverato: «Senza la mascherina non può salire». Ieri invece un ragazzo libico di 25 anni ha minacciato con una lama i compagni di viaggio che gli chiedevano di non sedersi troppo vicino. Ecco allora l’idea di un sindacato: corsi di autodifesa per gli autisti. Arti marziali e perfino il Krav Maga, il sistema di combattimento in voga nell’esercito israeliano che mischia wrestling, aikido, judo e karatè. Tra gli istruttori ingaggiati, anche Marco Lucidi, 45 anni, campione italiano di kickboxing cinese nel 2009. Ma si procederà un po’ per volta, ieri è stata la volta della boxe thai.

COLPI AL SACCO
La prima lezione si è svolta in una palestra di via Casole D’Elsa, al Nuovo Salario. Flessioni, addominali, colpi al sacco, poi l’approdo sul ring, ma solo per chi è sopravvissuto, magari col fiatone, alla prima tranche dell’allenamento. «Il ring viene alla fine - ricorda il maestro Ennio a chi vorrebbe subito tentare la scazzottata che fa scena - Prima tocca allenare il corpo, prepararlo». Ci tiene a dire una cosa: «Io non insegno a menare, ai nostri allievi dico sempre che la lite non dovrebbe mai avvenire, solo quando sei attaccato, reagisci». Ha coniato anche uno slogan, un gioco di parole di cui sembra andare fiero: «La miglior difesa è l’Atac!», come si legge sui volantini che la sua scuola, la “Muay Thai Connection”, ha iniziato a diffondere nelle rimesse. «Cosa insegnerò agli autisti? Soprattutto i calci: alcuni sono fondamentali per allontanare una persona pericolosa».

«C’è un momento in cui uno deve dire a sé stesso: ora imparo come difendermi da solo. Per questo tanti colleghi si iscriveranno dai depositi di Grottarossa o di Monte Sacro, sono qui vicini», è convinto Saverio, 44 anni, dipendente Atac e istruttore di Muay Thai proprio in questa palestra del Nuovo Salario. «Sono io che ho fatto da tramite». Felice invece è un macchinista della metro A: «Noi siamo meno esposti degli autisti dei bus, perché almeno abbiamo la cabina blindata, ma i rischi ci sono lo stesso». Dieci giorni fa un passeggero della linea B ha spruzzato lo spray al peperoncino nei vagoni perché una signora gli faceva notare che viaggiava senza coprirsi il viso. E a proposito di spray: i titolari del centro sportivo, la “Eagle”, Roberta Benedetti e Lentino D’Aurelio, forniranno un kit di urticante agli addetti dell’Atac che parteciperanno alle lezioni. «Lo abbiamo già dato a chi veniva ai corsi contro la violenza sulle donne».

È un’altra risposta alla paura che viaggia in cabina di guida.

Italpol ha contato oltre 40 aggressioni solo nell’ultimo mese alle fermate Atac. «Se nessuno ci difende, ci pensiamo da soli, abbiamo già decine di adesioni», chiosa Claudio De Francesco, il battagliero leader della Faisa Sicel, il sindacato che ha organizzato l’addestramento. È il primo a cimentarsi con la prova del ring. «Ma io vent’anni fa facevo Wado-Ryu, il karate delle tecniche mortali», dice. Ma anche lui, dopo mezz’ora di flessioni e pedate, chiama il time out. 

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