Reddito di cittadinanza al rom ai domiciliari: blitz nel campo nomadi a Roma

Un 20enne dell’insediamento di Casale Lombroso e un romano colpito da divieto di avvicinamento hanno intascato 30mila euro

Reddito di cittadinanza al rom ai domiciliari: blitz nel campo nomadi a Roma
di Camilla Mozzetti
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Sabato 6 Novembre 2021, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 09:52

È un nomade, ha quasi ventuno anni M. H. ed è agli arresti domiciliari nel campo di Casale Lombroso per reati commessi per lo più contro il patrimonio ma dal 2020 ha percepito il reddito di cittadinanza. C’è poi un altro uomo, G. A. M., 46enne romano, su cui pende un divieto di avvicinamento. È disoccupato ma protagonista di maltrattamenti in famiglia ed anche lui dallo scorso anno ha percepito il reddito di cittadinanza. Entrambi, nonostante le misure cautelari a carico, hanno intascato dallo Stato 30.800 euro e ieri sono stati denunciati dai carabinieri della Stazione Monte Mario per indebita percezione del sussidio.

Ma non finisce qui perché un altro “furbetto” dell’agevolazione economica è stato scovato dalla guardia di finanza.

Si tratta di un trentenne romano arrestato perché trovato in possesso di 180 dosi di cocaina pronte a essere spacciate. Le fiamme gialle notando un sospetto via-vai di persone hanno deciso di varcare la soglia di quell’appartamento al Prenestino dove il trentenne vive con la famiglia. Oltre alla droga i finanziari hanno trovato tre bilancini di precisione, materiale per il confezionamento delle dosi e 800 euro in contatti, probabilmente frutto dello spaccio. Da successive verifiche è emerso come la famiglia del pusher beneficiasse del reddito di cittadinanza. Queste sono le storie, e sono tre, che narrano a distanza di poche ore come sia in sostanza facile anche per chi compie reati di vario genere o spaccia droga percepire il sussidio statale nato per sostenere chi, invece, non riesce a trovare un lavoro. 

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Il metodo

Per i primi due uomini, il ventenne nomade e il romano 46enne, sono stati i militari a rintracciare l’abuso scandagliando le posizioni dei due uomini che, proprio in quanto soggetti a misure cautelari, devono essere controllati periodicamente. Ma al netto di questo i carabinieri sono andati oltre setacciando le loro posizioni anche dal punto di vista economico e finanziario scoprendo così l’indebita ricezione del denaro. Il sussidio dovrà ora essere recuperato e l’operazione potrebbe richiedere del tempo. Dalle verifiche risulta come i due uomini abbiano più di un anno fa richiesto il reddito ottenendolo perché erano incensurati poi però le loro posizioni sono cambiate: hanno commesso dei reati, sono stati scoperti ma naturalmente non si sono preoccupati di avvisare l’Inps e annullare il beneficio. Ci hanno pensato i carabinieri a scoprire il raggiro e a scrivere la parola “fine”. Al momento della contestazione pare che i due non abbiano proferito spiegazioni convincenti limitandosi a un “non sapevo di dover annullare il reddito”. Che in parte è già stato ampiamente speso. Lo stesso hanno fatto i finanziari che arrestando il pusher e scoprendo l’indebita ricezione hanno avvisato l’Inps per far decadere immediatamente il beneficio. 
 

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