Roma, dormitorio piazza del Popolo, l'appello del parroco: «Non se ne può più»

Roma, dormitorio piazza del Popolo, l'appello del parroco: «Non se ne può più»
di Raffaella Troili
3 Minuti di Lettura
Martedì 25 Agosto 2020, 09:53

Julian si è svegliato, le sue urla si sentono fin dentro la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, perché lui dorme lì fuori, a piazza del Popolo. All'esterno di Santa Maria in Montesanto, l'altra chiesa gemella, mangia e sbraita un altro clochard. I clienti dei bar e ristoranti storici che costeggiano i lembi della piazza si guardano intorno preoccupati. Tra venditori di rose insistenti, gimkane tra monopattini, strisce pedonali inesistenti, ragazzine che si rinfrescano da capo a piedi nella fontana dei Leoni. Nel dormitorio che si è creato a piazza del Popolo, quanti erano protagonisti sembrano in ostaggio. Come padre Mario, il rettore di Santa Maria dei Miracoli: «Non se ne può più, non sappiamo a chi rivolgerci, nessuno li manda via davvero». Rumeni ubriachi, una coppia in particolare, Julian e una donna con cui discute davanti ai turisti seduti da Rosati piuttosto che da Canova, ma l'unica in grado di calmarlo e portarlo via (a piazzale Flaminio) quando lui in preda all'alcol esagera.

Roma, controlli anti-Covid, i vigili: «I nuovi divieti? Non li capiamo, difficile fare multe»
 

PADRONE DELL'AREA


Padrone dell'area ieri con strafottenza ha portato la sua branda in giro per la piazza per poi piazzarla all'entrata della chiesa. Sono dovuti intervenire i militari dell'Esercito che presidiano la piazza per convincerlo ad andar via. Era entrato in chiesa, pare per rubare. In piazza raccontano delle offese che rivolge al rettore, «la polizia solo viene ogni tanto e lo porta via, ma il giorno dopo è di nuovo qui, entra nei locali, pretende, strilla». Del suo entourage fanno parte una serie di ubriaconi, come testimoniano le bottiglie sparse qua e là e l'odore forte di urina proprio sotto gli archi di accesso alla piazza.
I cartoni sparsi qua e là rendono l'idea di come la piazza nonostante sia il salotto buono della città lotti ogni giorno in bilico con il degrado. Tanto che le varie forze dell'ordine di passaggio non c'è giorno che gli dicano: «Julian fai il bravo». Il senso di rassegnazione, da parte del rettore come dei ristoratori impressiona. Forse sono stanchi di chiedere aiuto, intanto il clochard grida contro tutto e tutti, ti fissa come se volesse aggredirti da un momento all'altro. A volte è facile tenerlo a bada, altre prende il sopravvento. Alla fine si allontana, si ferma con il suo letto al centro della piazza, si appoggia alla fontana, sotto lo sguardo vigile dei militari, poi dopo un po' si allontana, «ma tornerà, lo fa sempre».

Roma, piazze e movida fuori controllo: mascherine ancora per pochi
 

AMBULANTI PRESSANTI


Lo sconforto è evidente. Altri giacigli sono più nascosti, ma le tracce di bivacchi si vedono e sentono. Mentre al centro della piazza un ambulante ha messo in mano a forza un mazzo di rose a una ragazza. Il fidanzato sta discutendo per farglielo restituire. Gli agguati sono dietro l'angolo, il viavai di turisti e passanti confonde le acque. Ma le urla di Julian dalla sua branda, contro tutto e tutti, risuonano nella piazza. «Aiutateci, non sappiamo a chi chiedere aiuto», ripete chi vive e lavora nel salotto buono di Roma.
 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA