Ostia, nuovo colpo al clan Fasciani: arrestate moglia e figlia del boss Carmine

Ostia, vuovo colpo al clan Fasciani: arrestate moglia e figlia del boss Carmine
di Mirko Polisano
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Sabato 21 Settembre 2019, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 10:48

A Casal Palocco è l'alba quando Silvia Bartoli e Sabrina Fasciani vengono portate via in manette dalla loro abitazione. Non sono due donne qualsiasi, ma la moglie e la figlia del boss «don» Carmine, il capo dell'omonimo clan, quello che la seconda sentenza d'appello ha definito «la mafia di Ostia». A Silvia Bartoli, la moglie di Fasciani è stato riconosciuto un ruolo «apicale nell'ambito dell'associazione mafiosa», mentre la figlia Sabrina è stata riconosciuta «partecipe» dell'organizzazione criminale. Dovranno scontare 12 anni e 6 mesi la prima, 11 anni e 4 mesi la seconda. Così ieri alle prime luci del mattino è scattato l'arresto.

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GLI AFFARI
Le signore Fasciani gestivano a Ostia estorsioni, usura, traffico internazionale di stupefacenti e controllo delle concessioni balneari, oltre a una serie di ristoranti, bar, ed esercizi commerciali che avrebbero portato soldi al clan. Un giro d'affari notevole manovrato dalle due donne diventate le referenti del boss. Sabrina da quanto emerge dalle carte era «subordinata» solo al padre e aveva la direzione e la supervisione dello spaccio di droga che dal litorale romano sarebbe poi stato distribuito sul territorio nazionale. Silvia Bartoli, la moglie di «don» Carmine invece svolgeva un ruolo «apicale» e «fondamentale nella gestione dei traffici illeciti».
 

 



Il timore per giudici e inquirenti è quello che da libera potesse riannodare le fila dell'organizzazione, forte della sua approfondita conoscenza del tessuto criminale di Ostia e degli affari di famiglia. Il marito boss la teneva perfettamente al corrente su ogni situazione, tanto che la donna era a conoscenza delle scadenze di pagamento dei debitori principali e, soprattutto, si era proposta al coniuge come «esattore» nei confronti di chi non voleva più pagare il pizzo al clan. «Questo se ne approfitta, ce dovevo andà io», dice la Bartoli ansiosa perché le somme doveva essere pagate: servivano per sistemare lo stabilimento balneare sul lungomare di Ostia. Il Village, oggi sequestrato, era roba dei Fasciani che ne sono entrati in possesso grazie a prestanomi e società fantasma o a scatole cinesi.
 


I VIDEOPOKER
Partecipa anche ai vertici d'affari, Silvia Bartoli. Insieme al marito impartisce agli affiliati del clan le condizioni per imporre il potere dei Fasciani ai negozianti di Ostia. Bar e tabaccherie dovevano piegarsi e prendere i videopoker imposti dall'organizzazione criminale, chi si rifiutava, doveva pagare il pizzo: almeno duemila euro al mese. Sabrina, invece, era la predestinata. Gestiva anche lei lo stabilimento di famiglia, ma soprattutto il traffico di stupefacenti. È il padre in una intercettazione a investire la figlia: deve operare in nome di don Carmine e con identica autorevolezza. Sabrina è la «luogotenente» del boss Fasciani, scrivono i giudici. E da ieri ha seguito le sue orme: portata in carcere, insieme alla madre.
 

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