Pizzerie, bar e centri estetici: così i clan si prendono Ostia

Pizzerie, bar e centri estetici: così i clan si prendono Ostia
di Mirko Polisano
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Venerdì 30 Agosto 2019, 12:33 - Ultimo aggiornamento: 12:35
Ristoranti, bar e centri estetici. Così gli Spada e i Fasciani provano a riprendersi Ostia. Attività commerciali che fanno da lavatrice per i soldi dei clan utilizzando società di facciata e prestanome. E le forze dell'ordine che stanno portando avanti un'indagine top secret per appurare i legami tra una decina di attività commerciali appena aperte e le organizzazioni criminali. Sorvegliati speciali e pregiudicati che controllano i negozi di una lista che ora è al vaglio degli inquirenti. Gli affari, Spada, Fasciani e affiliati, hanno deciso di farli soprattutto nelle zone franche di Ostia, lontano dal fortino di piazza Gasparri, iper controllata da pattuglie e posti di blocco.

LA RETE
Questa volta, i tentacoli hanno raggiunto il centro e - soprattutto - la parte di levante dove sono state rilevate alcune nuove attività. In zona Lido centro, dietro la gestione di un forno-pizzeria, ci sarebbero proprio gli Spada. Tra via Pietro Rosa e piazza della Stazione Vecchia, a pochi passi proprio dalla sede del X Municipio, uno dei ristoranti in strada sarebbe proprio in mano ai Fasciani. Un nome noto del clan, molto vicino al boss don Carmine, starebbe gestendo la trattativa di cessione dell'attività. L'uomo costretto al regime di sorvegliato speciale avrebbe tentato di avvicinare alcuni commercianti di Ostia per rilevare l'impresa. «I Fasciani subentrano nelle attività economiche di Ostia costringendo i titolari a cedere le aziende, chi si rifiuta viene pestato a sangue. Più che riscuotere il pizzo cercano di mettere sotto botta le vittime, per poi prendersi le loro attività: non gli interessa incassare 500 euro al mese, a loro interessa l'attività commerciale», come ha raccontato un pentito alla Squadra Mobile di Roma.
Le estorsioni sono il cappio per impossessarsi del quartiere. «Non è soltanto una questione di interesse economico, ma anche di acquisizione del potere: così impongono la loro supremazia sul territorio - ha continuato nella sua deposizione il collaboratore di giustizia - A Ostia basta solo pronunciare il nome dei Fasciani per incutere paura. E così tutti pagano». Ogni mese una tassa compresa tra 500 e duemila euro, in base al giro d'affari del commerciante. «Chi non cedeva alle richieste veniva picchiato, massacrato di botte: il dolore fisico che si può far provare a una persona è superiore alla paura di quando gli bruci il negozio o la macchina- ha concluso il pentito - E avendo pestato qualche negoziante, gli altri lo venivano a sapere e si adeguavano subito a pagare senza fare storie». Un metodo applicato in modo continuativo da decenni. Prendersi i negozi, significa acquistare potere. Fino a qualche mese fa dietro la cassa di un bar di viale Vasco de Gama, c'era un esponente del clan Di Silvio, vicino agli Spada. Sospetti anche su un centro estetico di Ostia Ponente.

LA DELOCALIZZAZIONE
E sta cambiando anche la geografia dei clan. Sotto la pressione dei continui controlli, le organizzazioni si spingono oltre confine, anche a Fiumicino. All'Isola Sacra una pizzeria era nelle mani agli Spada, mentre a pochi passi un ristorante era diventato il loro «punto dello spaccio». «In questo locale - si legge in una informativa in mano agli inquirenti - ci sono persone che spacciano per conto di Silvano Spada». Un ristorante di pesce a due passi dalla riva del Tevere, dove Silvano, cugino del boss Romoletto, andava a mangiare «senza pagare mai».
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