Lanuvio, la strage di anziani e l'allarme ignorato: «Due telefonate a notte fonda»

Lanuvio, la strage di anziani e l'allarme ignorato: «Due telefonate a notte fonda»
di Camilla Mozzetti
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 13:23

ROMA Dal suo cellulare è partita almeno una chiamata nel cuore della notte alla proprietaria della struttura. Forse un allarme ignorato. Ma a quell'ora, da una prima ricostruzione che lui stesso ha fornito sommariamente agli inquirenti, era già svenuto sul divano dell'ingresso al piano terra. Potrebbe esser stato qualcun altro ma di fatto, dopo il buco di quasi un'ora per la richiesta dei soccorsi - ancora da chiarire - emerge una nuova incongruenza nelle indagini per la strage di anziani dovuta forse al monossido di carbonio e scoperta sabato mattina nella casa di riposo Villa dei Diamanti di Lanuvio.


Le incongruenze


Lui, Michael Cipolla, l'operatore socio sanitario 25enne rimasto intossicato come altre sei persone è il primo dei feriti ad essere stato dimesso dall'ospedale. Dal suo cellulare nella notte in cui verosimilmente si è consumata la tragedia (dirimenti saranno le autopsie in programma oggi all'istituto di Medicina legale del policlinico Gemelli sui corpi delle cinque donne per accertare con esattezza l'orario dei decessi) è partita almeno una chiamata verso il numero di telefono della proprietaria Sabrina Monti.

 

La donna è indagata come atto dovuto insieme alla nipote Desiree Giustiniani nell'inchiesta aperta dalla Procura di Velletri per omicidio colposo plurimo.

Michael Cipolla ricorda di essersi «svegliato solo il giorno dopo in ospedale» e di aver saputo dai giornali «quello che era successo». Dice che venerdì sera, prima della tragedia, nella villetta tra le campagne dei Castelli Romani era tutto normale: «Non ho avvertito nessun malore, nessun sintomo, nessuna percezione di pericolo ma sono solamente svenuto senza rendermene conto».

È stato lui a chiamare a notte fonda la proprietaria? La sua risposta: «Non ricordo». Ma ci sono i tabulati che dimostrano la telefonata (forse due) e che sono ora sotto la lente dei carabinieri della compagnia di Velletri intenti a far luce anche sul quel buco di quasi un'ora che è intercorso sabato mattina tra la scoperta delle vittime e dei feriti e la chiamata ai soccorsi. Se non è stato lui a chiamare tra le 4 e le 5 del mattino, chi lo ha fatto e perché? Potrebbe essere stato qualcun altro che si trovava nella villa e che ha preso il telefono dell'operatore tentando di chiedere aiuto.

I primi ad arrivare sul posto la mattina seguente sono stati il compagno dell'altra operatrice socio sanitaria trovata priva di sensi sulle scale e la proprietaria con il marito. Secondo le loro ricostruzioni saranno state le 8-8.30. Ed è qui l'altra incongruenza: la telefonata al 118 per chiedere aiuto arriva solo alle 9.20, quasi un'ora dopo. Cosa è successo nel mentre? Le ipotesi tuttora al vaglio degli inquirenti sono molteplici: la prima è che l'impianto di riscaldamento non funzionasse a dovere o avesse delle perdite.


Le ipotesi


Lo scorso 4 gennaio una ditta specializzata si era recata sul posto non per compiere un intervento di manutenzione, come emerso in un primo momento, ma per rifornire l'impianto di gas. Non è escluso che qualcosa sia andato storto. La seconda ipotesi è quella che nella struttura ci fossero altre stufe catalitiche fatte poi scomparire. Villa dei Diamanti non ha videocamere di sicurezza ma i carabinieri hanno in mano i filmati raccolti da altri impianti trovati sulla strada. La terza, meno verosimile ma comunque formulabile in attesa dell'esito delle autopsie, è che al netto della presenza del monossido sia accaduto dell'altro.

Michael Cipolla che aveva iniziato a lavorare nella struttura soltanto l'11 gennaio dice che nella casa di riposo l'impianto di riscaldamento «funzionava a dovere» e che non c'erano altre «stufette in nessun ambiente». E allora da dove è fuoriuscito il monossido di carbonio? I vigili del fuoco hanno rinvenuto una concentrazione molto alta del gas, pari a 600 parti per milione. I locali più inquinati erano quelli al primo piano, dove ci sono alcune camere degli ospiti della struttura che proprio sabato dovevano essere trasferiti in ospedale perché positivi al Covid-19.

Qualche risposta dovrebbe arrivare già oggi con gli esami autoptici sulle vittime mentre per quanto riguarda le verifiche tecniche sull'impianto, la caldaia e pure sul piano cottura della cucina, alimentato anch'esso a gas, si dovrà ancora aspettare.

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