Giochi aperti sulle 45 farmacie comunali di Roma: una partita strategica per Gualtieri e per la Capitale

Sulla scrivania del sindaco, Roberto Gualtieri, è infilata nella pila dei dossier più roventi

Giochi aperti sulle 45 farmacie comunali di Roma: una partita strategica per Gualtieri e per la Capitale
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Giugno 2022, 16:58

Quella sul futuro di Farmacap, ovvero della municipalizzata che gestisce le 45 farmacie comunali di Roma, è una prova strategica: il risanamento di questa azienda comunale e' simbolica per tutta la città.

Nei prossimi giorni sarà consegnato al Campidoglio il bilancio 2021 dell'azienda e il sindaco dovrà nominare il consiglio di amministrazione della società (le poltrone in ballo oscillano fra 3 e 5) e investire su Farmacap una ventina di milioni per ripianarne la voragine debitoria e consentirne il rilancio. 

Già, perché il comune di Roma è fra i pochissimi soggetti al mondo che riesce a bruciare soldi pure con le farmacie che normalmente, anche se pubbliche, producono vagonate di profitti. Il profilo finanziario di Farmacap parla chiaro: 20 milioni di debiti accumulati, un'enormità rispetto ai 300 dipendenti e alla trentina di milioni annui fatturati.

L'azienda non ha portato i libri in tribunale sostanzialmente per caso. Commissariata nell'ultima fase della giunta Raggi, dalla scorsa estate è gestita da un'inedita coppia composta da un commissario, l'avvocato Jacopo Marzetti, ex garante per l'infanzia della Regione Lazio, e da un direttore generale, l'ingegnere Sebastiano Di Guardo, arrivato alla Farmacap per concorso dopo un'esperienza manageriale in Lombardia maturata presso farmacie pubbliche in forte attivo. In questi mesi Farmacap è riuscita a salvarsi per il rotto della cuffia fra qualche polverone sindacale.

Alcuni farmacisti sono tornati in trincea lasciando vuota qualche comoda scrivania nella sede centrale, le farmacie hanno iniziato a fare tamponi (che assicurano ottime entrate) esattamente come quelle private, sono stati ridiscussi i contratti con i grossisti per evitare che fossero proprio loro, con enormi crediti, ad appropriarsi della preziosa rete di farmacie pubbliche romane. Ora si tratterebbe di uscire dall'emergenza e di costruire un Consiglio di amministrazione in grado di assicurare lo sviluppo dell'azienda.

In teoria l'orizzonte è chiaro: investire gli utili futuri delle farmacie meglio posizionate nella creazione di una rete di servizi in aree disagiate aprendo anche un'altra dozzina di punti vendita. Un piano semplice, ammesso che per le municipalizzate romane si possa usare questo aggettivo. Ma soprattutto un'operazione che, a differenza dal passato, non dovrebbe creare altri buchi nei conti del Campidoglio e dei contribuenti romani riportando le farmacie capitoline alla normalità e alla loro missione di servizio. Per questo la partita che si gioca intorno a Farmacap equivale a un segnale politico e culturale, non solo economico, per tutta Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA