Caso De Vito, Roberta Lombardi: «Io avrei aspettato di essere assolto noi sempre quelli di chi sbaglia paga»

Caso De Vito, Roberta Lombardi: «Io avrei aspettato di essere assolto noi sempre quelli di chi sbaglia paga»
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Venerdì 22 Novembre 2019, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 10:54

Nota metodologica: Roberta Lombardi è la madrina politica di Marcello De Vito. Lui entra nel M5S grazie a lei. C'è lei nel 2013 dietro la candidatura a sindaco di lui ed è sempre lei nel 2016 a spingerlo a sfidare Raggi nelle primarie del blog grillino. Vincerà Virginia e De Vito, il lombardiano De Vito, sarà presidente del consiglio comunale.

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Nel frattempo Lombardi si candida alla presidenza della Regione Lazio in squadra con lei, eletta, anche Francesca De Vito, sorella del presidente dell'aula. Lombardi viene soprannominata la «Faraona» De Vito dopo un po' inizia a essere chiamato la «Sfinge». Il loro feudo è stato per un lungo periodo il III municipio di Roma, dove una lombardiana faceva il presidente e la compagna di De Vito l'assessore.



Lombardi, cosa ha pensato quando ha visto le immagini del ritorno in aula di Marcello De Vito?
«C'è un effetto positivo in questa scarcerazione: la speranza che nella questione giudiziaria che lo riguarda possa esserci stato un errore. E che dunque Marcello riesca a dimostrare la sua innocenza».

Ma la sua presenza in Aula ha molto imbarazzato i consiglieri del M5S e la sindaca Raggi. Secondo lei De Vito prima di tornare a presiedere il consiglio comunale di Roma doveva aspettare la sentenza di assoluzione?
«Nella vita non si sceglie solo per opportunità, intesa in senso buono, ma per profonda motivazione personale».

E quindi cosa doveva fare: aspettare la sentenza o ripresentarsi come ha fatto ieri?
«Allora, avrei aspettato la fine del processo, e quindi l'assoluzione, prima di tornare a presiedere l'aula con un ruolo di garanzia, se fossi stata nei panni di Marcello De Vito. Conoscendo però Marcello so che non è così spregiudicato, o almeno mi auguro non sia cambiato in questo, da offrirsi come bersaglio politico se non radicalmente sicuro della sua innocenza».

O forse politicamente ormai non ha più nulla da perdere. A proposito: vi siete sentiti da quando è tornato in libertà?
«Gli ho mandato un messaggio di saluto».

Ora si può dire: il M5S in questi anni è diventato più garantista per colpa degli eventi che lo hanno colpito, non trova? Avete decisamente mitigato il giustizialismo delle origini...
«Eh no, nemmeno per sogno. Abbiamo sempre un approccio etico: se sbagli paghi e siamo ancora i soli a farlo. Non ci sono mezze misure, ci sono però le persone, che vanno rispettate comunque».

In questi giorni il consigliere regionale del M5S nel Lazio, Davide Barillari, è stato tirato in ballo in un'inchiesta giudiziaria su sanità e consulenze. Anche se non risulterebbe indagato, questa vicenda la inquieta?
«Credo che Barillari sia stato solo l'inconsapevole strumento di questi signori, nello svolgere la sua legittima attività politica. Forse con un eccesso di zelo».

Le piace il quesito formulato su Rousseau?
«No, avrei voluto offrire una libertà totale di scelta ai soli nostri iscritti emiliano-romagnoli e calabresi, compresa la possibilità di presentarsi con il Pd».
 

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