Roma, sassi e minacce: è allarme bus insicuri. All'Atac 150 Sos al giorno

Allarme bus insicuri. All'Atac 150 Sos al giorno
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 4 Novembre 2019, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 10:04

Quasi 150 chiamate d'emergenza al giorno. Una ogni dieci minuti. Un Sos che viaggia dal pulsante montato in cabina di guida e arriva dritto nella sala operativa dell'Atac. Numeri che raccontano l'escalation di aggressioni, risse, sassaiole, minacce e tensioni sui mezzi pubblici della Capitale. Un'inquietante sequenza di episodi che il colosso dei trasporti conosce bene tanto da avere investito del problema prima il Campidoglio e poi le forze dell'ordine. Martedì scorso, il 29 ottobre, due tram in servizio sulla linea 8 sono stati presi d'assalto da uno squilibrato, che con un martello non ha risparmiato nemmeno un finestrino dei convogli, fermi sui binari di via del Casaletto, al Portuense. Il 19 ottobre un diciassettenne, dopo avere litigato con la fidanzata, ha ridotto in mille pezzi il finestrino del bus 46, in via Battistini, a Boccea. Poche ore prima, in viale Somalia, un 43enne aveva massacrato il parabrezza di un altro mezzo dell'Atac perché voleva «scendere prima» della fermata prevista. L'aggressione più grave risale al 20 settembre: una gang di otto minorenni, dopo essere salita sul notturno, ha aggredito il conducente colpevole solo di un rimprovero: «Smettete di fumare». Rimbrotto che gli è costato una scarica di pugni e il ricovero al pronto soccorso. Questi sono solo gli episodi più clamorosi, che affiorano sulle pagine di cronaca o rimbalzano sui social. Ma i numeri riservati dell'Atac sono diversi, molto più alti. Oltre 200 aggressioni da inizio anno, 63 ai danni degli autisti.

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VIA DAL VOLANTE. In Prefettura, su input del prefetto Gerarda Pantalone, si sta lavorando a un piano mirato per rafforzare la sicurezza sulle tratte a rischio: i notturni, in particolare, e le navette che viaggiano nelle periferie degradate. Il Campidoglio, a cominciare dal neo-assessore alla Mobilità, Pietro Calabrese, spinge per spedire a bordo delle linee pericolose gli uomini in divisa: «Spero che gli agenti della polizia monitorino le linee maggiormente a rischio», ha detto già a fine settembre, dopo un vertice a Palazzo Valentini. In Prefettura rimangono molto cauti sull'idea. Anche perché sarebbe impossibile allargare questo tipo di controllo a centinaia di mezzi. Si punta invece sulla videosorveglianza. Si sta lavorando per collegare le telecamere già presenti sui bus alle sale operative di polizia e carabinieri. Oggi infatti quando il conducente schiaccia il pulsante, l'alert arriva alla centrale dell'Atac. Che poi, valutato il tipo di emergenza, gira eventualmente la segnalazione alle forze dell'ordine. Avere un collegamento diretto accorcerebbe non poco i tempi di reazione. I fondi per potenziare gli impianti sono già stati stanziati dal Viminale e dal Ministero dello Sviluppo. Ai controllori poi saranno forniti cellulari di servizio con un'app che farà partire le chiamate di emergenza al numero unico 112; dopo i verificatori, lo stesso dispositivo sarà consegnato ai conducenti. Rendere i bus più sicuri significa anche fermare l'emorragia di autisti che vorrebbero lasciare il volante alla svelta: in 1.258 hanno già fatto domanda per passare ad altro incarico.
 

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