Un conducente si assentava dai turni all’Atac per consegnare torte a domicilio in pieno lockdown. La pasticcera era la sorella. Un altro ha lasciato vuota la cabina di guida per lavorare in pizzeria. Altri ancora, da un giorno all’altro, semplicemente non si sono più presentati in deposito. E il sospetto è che l’abbiano fatto «per farsi licenziare e intascare la disoccupazione», raccontano gli ispettori della municipalizzata. «Avevano già trovato un altro impiego al nero». Nell’ultimo anno la società del Campidoglio ha messo alla porta 8 dipendenti per «assenze ingiustificate» oltre i 5 giorni; altri 10 sono stati sospesi per aver marcato visita per un periodo più breve, sempre senza fornire uno straccio di certificato medico, un permesso 104, un congedo parentale.
L’assenteismo è un tarlo antico della partecipata dei trasporti di Roma, un colosso da oltre 10mila addetti dove di media il 15% schiva i turni, senza contare ferie e riposi settimanali. La maggior parte dei dipendenti si assenta in modo lecito, almeno formalmente. Sfruttando cioè licenze familiari, referti di malattia, permessi sindacali. Ma c’è anche chi dà forfait senza nemmeno premurarsi di avere una giustificazione.
È un’altra piaga denunciata a più riprese dai manager che si sono avvicendati sulla tolda di comando dell’azienda.
Durante il lockdown, invece, un dipendente passava le giornate consegnando torte per conto della sorella pasticcera. Non ha avuto remore nemmeno a pubblicare il proprio numero di cellulare sui volantini della réclame. Ha continuato a fare il fattorino fino a quando non è stato fermato dagli ispettori aziendali. I quali raccontano: c’è chi si dilegua senza preavviso solo per farsi licenziare e incassare l’indennità di disoccupazione, dopo aver trovato un altro posto al nero. Con la conseguenza che, almeno fino a quando Atac non sente puzza di bruciato, i turni rimangono scoperti e l’azienda, senza preavviso, li deve riassegnare in tutta fretta per evitare di lasciare a piedi i passeggeri.