Roma, Tufello: i volti di Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel murale inaugurato al liceo Aristofane per dire “No alla Mafia”

L’opera realizzata dagli studenti e dalle studentesse si inserisce all’interno del progetto “No mafia Memorial”. Alla cerimonia presenti Giovanni Impastato e la testimone di giustizia, Valeria Grasso

il murale sulla facciata esterna del liceo Aristofane. L'omaggio a Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
di Alessia Perreca
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Giovedì 20 Aprile 2023, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 10:18

Un grande murale mostra la sagoma di Peppino Impastato, il giornalista siciliano ucciso dagli uomini di Cosa Nostra il 9 Maggio del 1978 per aver denunciato i crimini mafiosi attraverso “Radio Aut”, da lui stesso fondata. Vicino all’immagine di Impastato, i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino anche loro morti per mano dei clan mafiosi, traditi, ma mai dimenticati. E’ la grande opera - realizzata dagli studenti e dalle studentesse del Liceo Aristofane, guidati dal Prof. Luppi, dalle Professoresse Palumbo e Pietropaoli e da altri docenti - che domina sulla parete esterna dell’Istituto, in via Monte Massico, nel quartiere Tufello. L’iniziativa si inserisce nell’ambito del progetto “No mafia Memorial” con l’obiettivo di costruire un percorso educativo che avvicini i giovani al tema della legalità utilizzando l’arte come strumento di comunicazione. Nel progetto, inoltre, gli studenti - insieme all’Associazione “Libera contro le mafie” - produrranno podcast dove racconteranno le mafie di ieri e di oggi.

Una mattina, quella di ieri, dove gli allievi della 3FL, 1E 4BC, 5BL sono stati i veri protagonisti, supportati dai loro docenti: due ragazzi hanno letto le poesie redatte da loro stessi - nel corso del laboratorio di scrittura creativa -  per testimoniare l’importanza della lotta e del contrasto alla mafia. Nella cerimonia di inaugurazione, presenti l’ex governatore, Nicola Zingaretti, il mini-sindaco del Municipio III, Paolo Marchionne e diversi esponenti dell’amministrazione municipale. Ed ancora: il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, la testimone di giustizia, Valeria Grasso ed il Colonello Sergio De Caprio ( Capitano Ultimo, ndr).

 

“Un murale che avremmo dovuto inaugurare nel 2020, ma il mondo si è fermato a causa del Covid.

Noi no, siamo andati avanti sul progetto. Siamo arrivati ad oggi e vogliamo rendere onore al lavoro fatto dai ragazzi”, spiegano. “Questo lavoro rappresenta il nostro modello di didattica. E’ ciò che facciamo quotidianamente nell’affrontare certe tematiche. Oltre alla materia da studiare, i nostri ragazzi apprendono come si diventa cittadini consapevoli. Noi lavoriamo sulla consapevolezza, sul fatto di non essere partecipi di alcuni comportamenti. Non siamo degli eroi e non facciamo parte di un esercito, ma combattiamo con la pazienza dell’educazione”, ha affermato la professoressa Pietropaoli.

Per Sergio de Caprio “questa è la scuola e i ragazzi che abbiamo sempre sognato. Ragazzi che prendono il nostro paese lo tolgono a quelli che praticano il domino, la discriminazione, la sopraffazione. E lo riportano nell’unico mondo e politica possibili: quelli del mutuo soccorso attraverso il dono.”

“Voglio ringraziare la scuola per le opportunità che costruiscono dentro il territorio”, ha detto il Presidente del Municipio III, Paolo Marchionne. “Ciascuno di noi può essere determinante nel costruire una società più equa, giusta, accogliente e solidale. La questione della criminalità organizzata riguarda ognuno di noi ed anche il nostro quartiere. E per questo motivo ringrazio i ragazzi per l’impegno.” “Questo murale è importante perché il simbolo della sconfitta della mafia”, ha aggiunto Nicola Zingaretti. “Non dobbiamo fermarci. Siamo l’unica Regione Italiana dove lo Stato, con le forze dell’ordine, magistrati e giornalisti - ogni anno - pubblica il manuale della mafia nel Lazio. Non mi vergono a dirlo: la mafia è anche qui, nella Capitale.”

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Particolarmente toccanti e molto applauditi i contributi di Giovanni Impastato, fratello di Peppino e Valeria Grasso testimone di giustizia, “La lotta alla mafia è una cosa seria - ha sottolineato Valeria Grasso - perché chi decide di farlo sul serio, a volte, il prezzo che paga è quello della propria vita. La mafia non scherza, ma non scherziamo noi, quando decidiamo da che parte stare.” Nel corso della cerimonia,  l’appello del Capitano Ultimo a non lasciare sola Valeria Grasso - che in passato aveva denunciato il racket del clan mafioso dei Madonia - nuovamente preoccupata per la sua incolumità e quella dei suoi tre figli, dopo che le è stato notificato un provvedimento di possibile revoca della scorta nella Capitale ( dove vive ed è continuamente impegnata nella costante lotta alla mafia, ndr).

La mafia si può sconfiggere? Il Messaggero lo ha chiesto a Giovanni Impastato. “Io penso che bisogna ribadire alcuni concetti importanti sulla mafia: quando parliamo nelle scuole e nel corso di iniziative come queste, bisogna essere chiari e dire ai ragazzi che la mafia, noi, non l’abbiamo sconfitta perché non è un anti-stato.” E prosegue: “Invece bisogna dirlo: la mafia è dentro allo Stato, nel cuore dello Stato per quanto riguarda la realizzazione delle grandi opere pubbliche, per il sistema degli appalti, per la gestione del denaro pubblico e  per i rapporti con la politica.” “Falcone, Borsellino, il generale dalla Chiesa - che fanno parte dello Stato - sono stati uccisi perché proprio all’interno dello Stato hanno cercato di bloccare un processo criminale e di accumulazione illegale.”

Gli strumenti di contrasto alla criminalità: “Non deve essere portata avanti la lotta contro la mafia sull’onda dell’emergenza, ma sull’onda della prevenzione. Bisogna prevenire ed agire con una buona riforma giudiziaria e riforma carceraria dove poi, in questo caso, si può eliminare il 41 Bis, ma non in un momento come questo. La legalità non è solo esclusivamente rispetto delle leggi, ma rispetto della dignità umana: dell’uomo che cammina e che pensa. Nelle scuole c’è un vuoto e per questo - ha concluso Impastato - bisogna diffondere nei giovani la cultura della disobbedienza civile che è un contribuito importante per mantenere alti questi valori.”

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