Santa Marinella, due fratelli a processo per il video con gli incontri hot del sindaco Tidei

Rinviato a giudizio Roberto Angeletti, consigliere comunale della cittadina balneare, e la sorella Bruna, ex poliziotta, con l’accusa di «diffusione illecita di immagini o video privati»

Santa Marinella, due fratelli a processo per il video con gli incontri hot del sindaco Tidei
di Monica Martini
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Giovedì 14 Marzo 2024, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 00:44

Il caso dei video hot che riprende il sindaco di Santa Marinella nella sede del Comune, si arricchisce di un nuovo tassello. Ieri mattina, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Civitavecchia ha rinviato a giudizio Roberto Angeletti, consigliere comunale della cittadina balneare, e la sorella Bruna, ex poliziotta, con l’accusa di «diffusione illecita di immagini o video privati», il reato conosciuto come “revenge porn”. I due fratelli avrebbero fatto circolare un filmato su un incontro intimo che il sindaco Pietro Tidei aveva intrattenuto con una donna, all’interno di una stanza del municipio. Si chiude così solo il primo capitolo della vicenda giudiziaria che era scaturita da una denuncia, inizialmente contro ignoti, presentata dall’avvocato Lorenzo Mereu, legale di fiducia Tidei che, sempre ieri mattina, si è costituito parte civile. Il sindaco è pronto a chiedere un cospicuo risarcimento danni, per le gravi conseguenze subite sia sul piano familiare, che politico, per una questione attinente alla sfera privata, divenuta invece di pubblico dominio.

LA GENESI

La Procura di Civitavecchia, lo scorso febbraio, al termine delle indagini preliminari e sulla base di alcune perizie tecniche, ha ritenuto che fossero stati proprio i due fratelli a rendere pubblico il video hot. Il filmato era stato acquisito da Roberto Angeletti, alcuni mesi fa, attingendo agli atti del fascicolo in cui era indagato per corruzione; reato per il quale poi è stato rinvio a giudizio insieme a un ristoratore di Santa Severa, all’ex consigliere comunale Fabrizio Fronti e a un dipendente della società Multiservizi (il processo inizierà il 18 giugno). Anche quell’inchiesta era nata da una denuncia presentata dal sindaco Tidei. Sul motivo per il quale filmati estranei alle indagini fossero finiti all’interno del fascicolo consegnato ad Angeletti, era intervenuto persino il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una vicenda che, però non è stata ancora chiarita. Tra le ipotesi formulate, quella di una possibile disattenzione da parte del pm, che non aveva provveduto a stralciare il file del video hot da quelli consegnati al difensore di Angeletti. Il consigliere comunale si è sempre difeso, con il suo avvocato Giacomo Satta, asserendo che non si era mai configurato il reato di “revenge porn e negando di aver mai inviato quei video ad altre persone, utilizzando whatsapp.

«SQUALLIDA VENDETTA»

«Ora che il gup ha rinviato a giudizio Angeletti e sua sorella, per i gravi reati compiuti contro la mia persona, posso confermare che non ho mai smesso di avere piena fiducia nella giustizia e nel corretto operato dei carabinieri e della magistratura. Sono certo - ha detto Tidei - che la verità verrà appurata nel corso del processo. Appare evidente che la diffusione di video che dovevano essere stralciati, perché non attinenti alle indagini eseguite, è stata utilizzata come una sorta di squallida vendetta politica nei miei confronti». Alcuni giorni fa, intanto, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dal legale di Angeletti, annullando il decreto di sequestro del computer e dalla pen drive acquisiti dai carabinieri nel corso di una perquisizione, e ha rinviato al tribunale del riesame di Roma per una nuova pronuncia.

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