La banda dei “nonni” e le rapine alle poste di Roma, acciacchi da pensionati: «Io non posso salire manco sul motorino»

I colpi pianificati ma anche i dolori dell'età. «Mi devo fare operare»

La banda dei “nonni” e le rapine alle poste di Roma, acciacchi da pensionati: «Io non posso salire manco sul motorino»
di Fe. Po.
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Lunedì 19 Febbraio 2024, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 14:06

Gli acciacchi dell'età non risparmiano neanche i criminali. «Me devo fa n'operazione. Io non posso sali manco sul motorino». Così si legge nelle intercettazioni agli atti dell'operazione Pascià, della squadra mobile e della polizia postale, che ha sgominato la banda del buco - un gruppo di sei rapinatori d'élite specializzato in rapine a mano armata all'interno di uffici postali. Tutti nomi illustri, a partire dal 70enne Italo De Witt, detto "il tedesco", autore di colpi celebri come la rapina da 210 milioni di lire all'agenzia del Credito Italiano di piazza di Spagna del 1995. A capo della banda Raniero Pula, 75 anni, anche lui con un pedigree di tutto rispetto. E ancora, Sandro Baruzzo, 66 anni, Antonio Talinucci, il "chiavaro", 68 anni, Luciano di Luca, 53 anni, e Tonino Cornazzani, 50 anni. I primi tre si trovano in carcere, gli altri sottoposti all'obbligo di firme.

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I DIALOGHI

Gli acciacchi dell'età, ma anche la lucidità nel pianificare i colpi.
Il 3 maggio scorso la rapina alle poste di San Giovanni andata a buon fine, con un bottino di quasi 200 mila euro. La banda stava programmando un altro colpo, il tedesco era impaziente di metterlo a segno ma Baruzzo aveva dei problemi di salute. «Me devo fa n'operazione... sto a pensà a lui. Io non posso salì manco sul motorino», dice il 66enne a Pula, riferendosi a De Witt. Il 75enne, il capo, lo rassicura: «no tu vatt' a fa tutto quello che te devi fa. Aspettamo quello che dovemo aspettà». Problemi di salute che, come si legge nelle intercettazioni, mettono a rischio il colpo successivo. Ed è proprio questo il tema di un'altra conversazione, di inizio ottobre, tra Pula e De Witt, che ragionano su chi debba attendere nel buco fatto nel locale accanto alle poste per poi entrare e rapinare gli uffici: «Ch'a mal de panza, mal de c..., c'ha tutto lui. Troppe...troppe ore, aho, ma che sei matto». Fragilità ma anche lucidità. «Devi entrare dentro, ci sono tre telecamere, non una», spiega Pula a Baruzzo. Poi le indicazioni sulla fuga: «Io col motorino scavallo proprio di là... case rosse... che va per Lunghezza e casa tua. Mo ti faccio vedere dove andare». I colpi successivi a quello del 3 maggio negli uffici di via Pascoli a Setteville Guidonia e in via Calpurnio Pisone, a Cinecittà erano organizzati nei minimi dettagli ma non sono andati a segno. Anzi, il secondo ha portato i tre nelle mani della giustizia.

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