Rapine agli uffici postali di Roma, presa la "banda del buco" guidata da un 75enne: fra loro anche Italo De Witt

Le indagini dopo l’assalto a mano armata agli uffici di via Davila lo scorso 3 maggio

Rapine agli uffici postali di Roma, presa la "banda del buco" guidata da un 75enne: fra loro anche Italo De Witt
di Federica Pozzi
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Venerdì 16 Febbraio 2024, 23:32 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:25

La “Banda del buco”, un gruppo di sei criminali con curricula nella mala romana di tutto rispetto, autori di diverse rapine a mano armata negli uffici postali della Capitale, è stata sgominata con gli arresti, di ieri mattina, su disposizione del gip Roberto Ranazzi, dopo l’operazione “Pascià”, della squadra Mobile e del Centro operativo sicurezza cibernetica del Lazio. Tutti nomi illustri nel panorama criminale romano, a partire dal 70enne Italo De Witt, detto “il tedesco”, padre del narcotrafficante Claudio De Witt, e autore di colpi celebri, come la rapina da 210 milioni di lire all’agenzia del Credito Italiano di piazza di Spagna del 1995. A capo della banda Raniero Pula, 75 anni, anche lui con un pedigree di tutto rispetto. E ancora, Sandro Baruzzo, 66 anni, Antonio Talinucci, 68 anni, Luciano di Luca, 53 anni, e Tonino Cornazzani, 50 anni. I primi tre si trovano ora in carcere, gli altri sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ognuno con il suo ruolo preciso, organizzavano i colpi, armati, agli uffici postali nei minimi dettagli. Ma questo non gli ha evitato un’accusa per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine a mano armata. 

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L’OPERAZIONE PASCIÀ
A dare il via alle indagini, la rapina effettuata dalla banda lo scorso 3 maggio all’ufficio postale di via Arrigo Davila.

A compierla, portando via un bottino di 195 mila euro, Pula in qualità di palo e Baruzzo e De Witt come esecutori materiali, entrati nell’ufficio con una chiave falsa che apriva la porta di ingresso, i volti travisati da mascherine e cappelli e armati. Già dalle testimonianze dei presenti e dalla visione delle telecamere di videosorveglianza, i tre erano stati identificati. Ma era chiaro agli inquirenti che, data la maestria con cui il colpo era stato effettuato, non fossero i soli responsabili. Così è partita l’operazione “Pascià”, che prende il nome da un bar in viale Palmiro Togliatti in cui la banda si incontrava per pianificare i colpi e sfuggire così alle intercettazioni telefoniche, che pure sono state diverse.

La banda stava organizzando altri due colpi, mai andati a segno, all’ufficio postale di via Pascoli a Setteville Guidonia e in via Calpurnio Pisone, a Cinecittà. Così, dalle indagini sono emersi i nomi degli altri tre sodali: Talinucci, colui che si occupava della riproduzione di chiavi adulterine; Di Luca e Cornazzani, i due muratori che creavano un varco nei muri dei locali a fianco agli uffici postali per poi far entrare i rapinatori. Quindi Pula sceglieva gli obiettivi da colpire, studiava i movimenti dei portavalori, pianificava il colpo e dava istruzioni. De Witt era il suo secondo al comando con il ruolo di «coordinatore delle attività dei singoli soci», autore materiale delle rapine e reclutatore dei due muratori per creare i varchi di accesso agli uffici. Anche Baruzzo effettuava materialmente le rapine e si occupava inoltre di reperire e gestire i mezzi (rubati) per la fuga. Poi c’erano Talinucci, il chiavaro, e i due muratori, Di Luca e Cornazzani. Le due rapine, programmate con modi simili a quella messa a segno il 3 maggio, non sono andate a segno. La prima perché, si legge negli atti della procura, «le guardie giurate avevano scaricato un solo plico, che conteneva una somma poco ingente di denaro». La seconda, quella del 6 novembre a Cinecittà, perché i rapinatori Pula, De Witt e Baruzzo, sono stati arrestati in flagranza dalla polizia che era ormai da tempo sulle loro tracce.
 

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